di Sergio Patti
Tutti contro tutti in Rcs, il primo gruppo editoriale italiano, appena uscito da un aumento di capitale da 400 milioni e tra breve destinato a un nuovo salasso per i soci, con un aumento bis. I conti non tornano e il piano di dismissioni dell’ad Scott Jovane è difficilissimo da realizzare. Ieri la riunione del Patto di sindacato che ha garantito la stabilità del gruppo con il pancia il Corriere della Sera, è andato in frantumi. “Il Patto è sciolto, liberi tutti”, ha annunciato Francesco Merloni uscendo dalla sede di via San Marco riferendo l’esito del vertice fra i soci del Patto, che sarà sciolto anticipatamente, entro questo mese.
Giochi aperti
Ora giochi tutti aperti sul futuro del gruppo. Lo stesso Merloni ieri a detto chiaro che al momento non ci sono alternative al sindacato sciolto. Ma di carne al fuoco ce ne sarebbe tanta, con il presidente della Fiat, John Elkann (ieri rimasto a discutere a lungo con Mediobanca), deciso – secondo indiscrezioni sempre più ricorrenti – a fondere in un unico quotidiano Il Corriere della Sera, il giornale di famiglia della Fiat, La Stampa di Torino. Piano che potrebbe estendersi al Secolo XIX di Genova, dando vita così a un unico grande quotidiano del nostro triangolo industriale. Un progetto che richiede forti tagli alla struttura produttiva, e dunque un azionariato forte e stabile.
Perdite esorbitanti
L’alternativa è andare avanti con i ritmi attuali, che vedono il gruppo del Corriere (ma lo stesso vale per La Stampa) – perdere decine di milioni di euro l’anno. Troppo anche per azionisti come Renato Pagliaro, Giuseppe Lucchini, Pierluigi Stefanini, Marco Tronchetti Provera, Giovanni Bazoli e Giampiero Pesenti (oltre a Elkann e Merloni), tutti presenti al vertice di addio a un Patto che blinda oltre il 60% del capitale. Intanto restano alla finestra i due grandi soci esterni allo stesso Patto, Diego Della Valle e Urbano Cairo, ai quali nei giorni scorsi il consigliere Piergaetano Marchetti avrebbe offerto senza successo di aderire a un nuovo Patto.