Il copione è sempre lo stesso, senza soluzione di continuità. Quando si parla del reddito di cittadinanza non c’è dato o statistica che tenga per cambiare il racconto che la tv, in particolare una certa tv, ha costruito fin dal principio su una misura di protezione sociale che – come scrive l’Istat nel suo ultimo report- ha giocato un “ruolo chiave” durante la pandemia.
Per le tv i percettori del Reddito di cittadinanza sono tutti del Sud. I media gonfiano le truffe per screditare la misura
Costi quel che costi, bisogna dare l’idea che le cose non vanno, che è una ruberia continua, che la gente prende i soldi per starsene a casa in panciolle. Insomma, che è tutto da buttare. Ovviamente non è così, anzi. Anche ai telespettatori più disattenti, però, non sarà sfuggito un particolare: i percettori del Reddito di cittadinanza che vengono intervistati nelle trasmissioni in onda da mattina a sera, e le città bazzicate dai cronisti, sono sempre del Sud. Napoli e dintorni, Palermo e via dicendo. Come se al Nord la povertà non esistesse e tutti vivessero ricchi, felici e contenti.
A sfogliare i dati dell’Osservatorio Inps si scopre invece un’altra verità, la verità: i poveri ci sono anche nel Settentrione. Ad agosto sono stati 408.500quelli che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza (205.048 nuclei); da inizio anno, le famiglie del Nord a cui è stata versata almeno una mensilità di Rdc risultano essere 310.031, per un totale di 648.522persone. Nessuna delle quali mai vista sul piccolo schermo.
A Milano, il più ricco fra i grandi Comuni italiani con 31.777 euro pro capite, vivono 61.476 percettori di reddito, il 41% dell’intera Lombardia (148.536). A Padova e Parma,che occupano il secondo e terzo posto in classifica, risiedono – rispettivamente – 8.758 e 5.515 beneficiari. A Bologna, questi sono 13.643, il 23,7% di tutta l’Emilia-Romagna (57.433).
Arrivati a questo punto, viene da chiedersi: com’è possibile che giorno dopo giorno, servizio dopo servizio, all’opinione pubblica venga raccontata una realtà alterata che, in certi casi, sconfina nella menzogna e nell’inganno? Lo ha spiegato, chiaro e tondo, l’anonimo autore di un libro, Caccia al nero. Confessioni di un insider della tv populista, uscito il 13 settembre per Chiarelettere.
In un intero capitolo, dedicato proprio al reddito di cittadinanza, egli racconta di quando la capoautrice della trasmissione per la quale lavorava lo mandò in Sicilia a realizzare un servizio il cui obiettivo dichiarato era quello di attaccare la misura. Ad un certo punto della storia, dopo varie peripezie, l’anonimo cronista scrive nero su bianco: “Stavamo fabbricando il falso”. Proprio così.
Ma quella dei percettori di Reddito di cittadinanza che sembrano non esistere al Nord non è che la punta dell’iceberg di un bombardamento mediatico che va avanti da oltre tre anni. Prendiamo ad esempio le truffe. L’attenzione mediatica riservata al Rdc farebbe pensare che siamo di fronte al più grande buco nero della storia della Repubblica e invece, secondo la Guardia di Finanza, dei 34 miliardi di euro di frodi contro lo Stato commesse fra il 2017 e il 2021 appena 288,7 milioni sono ascrivibili al reddito di cittadinanza: lo 0,8%. Zero-virgola-otto-percento.
E che dire dei centri per l’impiego? Dal 2019 ad oggi le Regioni, a cui spetta la gestione, hanno assunto solo il 33% dei nuovi operatori previsti dal Piano di potenziamento per cui il governo Conte I stanziò 1 miliardo. Con 4 di queste ancora ferme al palo, avete mai visto un governatore interrogato sul perché di tali ritardi? Per dirla con George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.
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