Definire marmaglia gli stranieri, con tanto di video in un post pubblicato su Facebook, non è reato. Non c’è propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa di cui dover rispondere in Tribunale. Basta essere parlamentari. Il messaggio veicolato tramite i social media dal senatore leghista Stefano Candiani, oggetto di un’inchiesta della Procura di Catania che ha portato il gip Giuseppina Montuori a trasmettere gli atti a Palazzo Madama, è stato infatti considerato ieri dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari un’opinione insindacabile dell’esponente del Carroccio, approvando una relazione con cui chiedere all’aula ci concedergli l’immunità.
Una vicenda partita dalla denuncia dell’associazione antimafia Rita Atria sul posti incriminato, con un video che descriveva il rione San Berillo come la “patria dell’illegalità”, un “quartiere in mano agli immigrati clandestini”, dove “regnano spaccio, contraffazione e prostituzione”. Candiani si è giustificato con la Giunta sostenendo che, il 5 e 6 luglio 2018 si trovava a Catania per incontri istituzionali e politici, nella duplice veste di sottosegretario all’interno e di commissario regionale della Lega Sicilia Per Salvini Premier, e che per “meglio comprendere la situazione della sicurezza pubblica e della criminalità nel Comune etneo” aveva effettuato un sopralluogo a San Berillo. Per la Giunta, visti i precedenti interventi di Candiani in tema di immigrazione, il salvagente al leghista va garantito.