Dopo sei giorni di musica sparata a tutto volume, con migliaia di giovani provenienti da tutta Europa e che hanno letteralmente disobbedito ad ogni norma – anche di buon senso – in fatto di contenimento del virus, è stata messa la parola fine sul rave nel viterbese (leggi l’articolo). A risolvere la soluzione è stata una trattativa con gli organizzatori, fatta sotto traccia dal Viminale, che ha portato all’accordo annunciato sui social dell’evento in cui se ne dava l’annuncio con l’eloquente scritta: “Game over, the Teknival is ending”.
Un raduno folle in cui si sono verificati assembramenti con tanto di focolaio di Covid già accertato, incidenti, almeno due violenze sessuali e perfino un morto – forse due – che alla fine hanno convinto anche i partecipanti duri e puri a far calare il sipario, sotto l’occhio vigile di centinaia di agenti delle forze dell’ordine. Proprio gli investigatori che da giorni bloccavano ogni ulteriore accesso al luogo del concerto, hanno identificato oltre 3mila persone e 700 mezzi tra automobili e camper.
Uno “sgombero leggero” in cui, però, c’è stato anche un fermo. Si tratta dell’autista di un tir che trasportava parte delle apparecchiature acustiche usate per l’evento che, per motivi ancora da accertare, ha tentato di forzare un posto di blocco fortunatamente senza riuscirci. Che la svolta del caso fosse vicina lo si era capito già ieri quando la ministra Luciana Lamorgese ha sentito i sindaci della Tuscia per rassicurarli sul fatto che la situazione sarebbe tornata presto alla normalità. Subito dopo la titolare del Viminale ha fatto il punto con il prefetto di Viterbo, Giovanni Bruno, e il questore Giancarlo Sant’Elia.
Risolta la crisi, nel pomeriggio ha parlato anche l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che nel tentativo di rassicurare i territori ha fatto sapere che la popolazione nelle zone limitrofe al luogo dov’è stato celebrato il party saranno sottoposte a tampone.
LA DESTRA ATTACCA. Con il blitz della Polizia che ha ripristinato la legalità, in un Paese normale sarebbero terminate anche le polemiche. Peccato che l’Italia non lo sia e così dal centrodestra continuano gli attacchi, tra l’altro smentiti dai fatti, sul presunto immobilismo della Lamorgese. In prima fila c’è Giorgia Meloni che afferma: “Ho alcune domande per il ministro dell’Interno: Com’è stato possibile che un evento del genere si svolgesse? Com’è stato possibile che sia durato tanti giorni, senza che lo Stato facesse sentire subito la sua presenza? Con quale credibilità lo Stato impone ai cittadini misure di limitazione della libertà e poi consente eventi di questo genere? In un Governo serio, il ministro dell’Interno sarebbe già stato invitato a dimettersi”.
Dello stesso avviso Matteo Salvini che, dimenticandosi di essere al governo, affonda il colpo: “Il rave andava fermato prima. Mi sembra che chi occupa il ministero dell’Interno in questo momento non sia adeguato”. Eppure un intervento repressivo, secondo gli esperti, sarebbe potuto essere perfino peggiore del rave stesso perché avrebbe causato una rivolta.
“La strategia della mediazione messa in atto dal questore ha funzionato. L’area è stata quasi totalmente sgomberata e non ci sono stati né danni né vittime” spiega Fabio Conestà, segretario generale del Movimento sindacale autonomo di Polizia, secondo cui: “Non sono tollerabili lezioni di ordine e sicurezza pubblica da parte di chi dal comodo del proprio scranno non ha alzato un dito per le forze dell’ordine, né da parte di chi usa queste ultime per speculazioni e passarelle”.