I numeri non mentono, ma sono le loro pieghe che raccontano storie complesse. Il rapporto TIMSS 2023 (l’indagine comparativa internazionale condotta dalla IEA con l’obiettivo di valutare il rendimento degli studenti in matematica e scienze al quarto anno e all’ottavo anno di scolarità) illumina l’Italia con una luce ambivalente: da una parte il conforto di risultati superiori alla media internazionale, dall’altra l’amaro risveglio di divari territoriali e sociali che suonano come un’incriminazione. Se la scuola è davvero lo specchio di un Paese, allora il nostro riflesso non è affatto rassicurante.
Scuola, il divario nascosto nei numeri
L’Italia registra punteggi sopra la media internazionale sia in matematica che in scienze, con 513 e 511 rispettivamente al quarto anno di scolarità. Ma quel che brilla in superficie si opacizza nei dettagli: tra il Nord Ovest e il Sud Isole c’è un abisso che non si misura solo in punti (50 di differenza), ma in opportunità, aspettative e, in ultima analisi, destini. Non è questione di latitudine, ma di diseguaglianza strutturale, un’asimmetria che il tempo non ha ridotto, anzi ha cronicizzato.
Lo stesso schema si ripete all’ottavo anno: il Nord tiene saldamente la testa mentre il Sud sprofonda. Non c’è bisogno di essere esperti di statistica per comprendere cosa questo significhi: un sistema educativo che promette equità ma la tradisce ogni giorno.
Il genere come gabbia invisibile
C’è un altro divario, più sottile e per questo più insidioso: quello di genere. Nell’ottavo anno, le ragazze arrancano rispetto ai compagni maschi, specie nel ragionamento matematico. Non è una questione di capacità, ma di narrazioni che continuano a legare le donne a percorsi di vita e studio tradizionalmente meno tecnici, meno ambiziosi. È la cultura della modestia a fare il suo sporco lavoro, quella che insegna a “non esagerare” mentre chi sta dall’altra parte del banco viene incoraggiato a osare.
La classe sociale che pesa sui banchi di scuola
Ma se il genere è una gabbia, la classe sociale è una montagna. Gli studenti con risorse educative ridotte a casa partono in salita, e spesso non arrivano mai in cima. TIMSS 2023 lo dice chiaramente: il successo scolastico in Italia è ancora una questione di privilegio. Le scuole non bastano a correggere il tiro, e le politiche educative, quando ci sono, si dimostrano deboli. Non sono i ragazzi a fallire: è il sistema che li lascia indietro.
L’ombra lunga del COVID-19 sulla scuola
A peggiorare il quadro ci si è messo il COVID-19. Non un semplice contrattempo, ma una lente che ha ingigantito le crepe del sistema. Le scuole del Sud, già fragili, si sono ritrovate in un deserto tecnologico che ha reso la didattica a distanza un miraggio. I numeri non mentono: la pandemia ha dato un’ulteriore spinta verso il basso a chi era già sull’orlo del baratro.
Educazione ambientale: una promessa incompiuta
Tra le novità di TIMSS 2023, spiccano gli item sulla consapevolezza ambientale. Gli studenti italiani mostrano sensibilità verso la conservazione della natura, ma poca fiducia nella scienza e nella tecnologia come strumenti di salvezza. Non è un problema di giovani, ma di un’educazione ambientale che si affaccia timidamente nei programmi scolastici, senza riuscire a imprimere un cambiamento profondo.
La lezione di Galileo
Il quadro è chiaro: TIMSS 2023 non ci dice che siamo in crisi, ma che lo siamo in modo diseguale. Le eccellenze del Nord, le lacune del Sud, i successi di alcuni e i fallimenti di troppi. L’Italia non ha bisogno solo di più investimenti: ha bisogno di una visione, quella che manca da decenni. Non possiamo più accontentarci di aggiustare il presente. Per citare Galileo, servono strumenti per “intendere la lingua dell’universo”. Altrimenti continueremo a girare in un oscuro labirinto, cercando una via d’uscita che non arriverà mai.