L’Aula della Camera discuterà la mozione di sfiducia al vice premier e ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Matteo Salvini, lunedì 25 marzo. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio che si è riunita questo pomeriggio. La mozione contro il leader della Lega è stata presentata da Azione, Pd, Avs e M5s e riguarda i rapporti di Salvini con il presidente russo Vladimir Putin. Il 25 ci sarà la discussione generale e nei giorni successivi il voto.
L’Aula della Camera discuterà la mozione di sfiducia al vice premier e ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Matteo Salvini, lunedì 25 marzo
Una fase politica “ampiamente chiusa”, un accordo “non vincolante”, siglato dalla vecchia Lega Nord e non dall’attuale Lega per Salvini premier. Anzi, aveva afferma il vice segretario del Carroccio Crippa all’indomani della notizia della mozione contro lo stesso Salvini, “non c’è mai stato nessun accordo con Russia Unita”. La Lega, dunque, minimizza la portata del rapporto con il partito di Putin, lo contestualizza al 2017 quando “tutti volevano avvicinare la Russia all’Occidente” e respinge ancora una volta le accuse di filoputinismo. Per le quali Carlo Calenda ha deciso di presentare una mozione di sfiducia al vice premier.
Nel mirino di Azione, Pd, Avs e M5S ci sono i rapporti tra la Lega di Salvini e il partito di Putin
“Tutte le fesserie in questi anni sui legami con la Russia, i finanziamenti inesistenti sulla Russia, sono state archiviate, i giudici hanno detto che non è successo nulla, palle” aveva minimizzato nei giorni scorsi Salvini. Ma oltre alle accuse penali, c’è il tema politico: “Se la Lega e Matteo Salvini non smentiranno pubblicamente il rinnovo dell’accordo con il partito di Putin Russia Unita, Azione presenterà una mozione di sfiducia contro Salvini. Un Ministro della Repubblica non può essere partner politico di un dittatore assassino e imperialista che vuole disgregare l’Ue”, aveva ribadito Calenda.
Ma per la Lega, appunto, quella fase “è ampiamente chiusa, è ovvio che sia così”, dicono da via Bellerio. E il deputato Borghi contesta sui social che ci sia stato un rinnovo nel 2022: “L’accordo non ebbe alcun seguito e quindi in pratica decadde per inazione. È totalmente ridicolo quindi dire che l’accordo sia stato volontariamente rinnovato”. Non solo: “Dopo l’invasione dell’Ucraina, tutti abbiamo condannato l’invasione russa e stiamo dalla parte della democrazia”, ha assicurato la scorsa il capogruppo in Senato, Massimiliano Romeo.