Più di qualcosa a livello centrale, nella gestione dell’emergenza coronavirus, a quanto pare non ha funzionato. Dopo dubbi e inchieste sull’operato delle Regioni o delle singole strutture, la Procura di Bergamo ha infatti indagato il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra, con l’accusa di false informazioni ai pm, e la Procura di Roma l’ex commissario Domenico Arcuri, per peculato. Due casi che pongono interrogativi e che per quanto riguarda il primo coinvolgono lo stesso ministro della salute Roberto Speranza.
Ombre sulla pandemia: da Guerra ad Arcuri tutti i nodi da sciogliere
Per gli inquirenti di Bergamo, Guerra ha mentito e la svolta nell’inchiesta, su cui il procuratore capo Antonio Chiappani mantiene grande riserbo, è arrivata dopo che è stata anche inviata una rogatoria a Ginevra, all’Organizzazione mondiale della sanità, chiedendo informazioni su come, quando Guerra era responsabile della prevenzione nel Ministero della salute tra il 2014 e il 2017, venissero accolte le autovalutazioni di eccellenza italiane nelle capacità di prevenire un’eventuale pandemia.
Il direttore aggiunto dell’Oms è inoltre nel mirino per il mancato aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, per cui l’ex funzionario dell’Organizzazione, Francesco Zambon, ha denunciato di avere subito delle pressioni attraverso alcune mail proprio da Guerra per postdatare il Piano, facendolo così sembrare aggiornato al 2016. Ombre calate da tempo sull’esponente dell’Oms e che, essendo lo stesso stato scelto e mantenuto come consulente nel primo comitato tecnico-scientifico, mettono ora in una posizione difficile lo stesso ministro Speranza. Guerra intanto si difende. Slitta inoltre di un paio di mesi il deposito della consulenza del virologo Andrea Crisanti, incaricato dalla Procura di Bergamo di rispondere ad alcuni quesiti nell’ambito dell’indagine sulla gestione del Covid nella bergamasca.
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Le inchieste su Arcuri e Guerra
Diversa invece l’inchiesta romana, che batte sugli affari legati nella prima fase della pandemia all’acquisto dei dispositivi individuali di protezione. L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, è finito indagato per peculato, nell’ambito delle forniture di mascherine cinesi. Il 24 febbraio scorso, per l’arrivo in Italia di una parte di queste mascherine senza certificazione, c’erano stati un arresto e quattro misure interdittive. E gli inquirenti hanno poi ritenuto responsabile di un danno notevole per il Paese lo stesso.
Arcuri, che da canto suo assicura continuerà, “come da inizio indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini”. Spuntato infine fuori anche il nome di Massimo D’Alema, a chiedere di fare luce su quest’ultimo aspetto è il renziano Michele Anzaldi: “Va chiarito se certe scelte abbiano davvero aiutato e non ostacolato il contrasto alla pandemia”.