Chi ha sbagliato paghi, dice l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. Ammettendo, quindi, che l’errore c’è stato di fronte al caso di censura dello scrittore Antonio Scurati, con la sua partecipazione alla trasmissione Che sarà, su Rai 3, che è stata cancellata all’ultimo e senza spiegazioni.
Scurati doveva leggere un monologo sul 25 aprile, ma la sua partecipazione al programma condotto da Serena Bortone è stata cancellata – secondo quanto risulta da un documento interno della Rai – per “motivi editoriali”, mentre il direttore Approfondimenti, Paolo Corsini, e anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlano di motivazioni economiche.
Sergio non prende posizione sulle motivazioni ma ammette indirettamente che ci sia stato qualche errore e lancia un allarme: “Da settimane la Rai è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla”.
Rai, Sergio annuncia provvedimenti sulla censura a Scurati
Intervistato da La Stampa dopo la censura del monologo di Scurati, Sergio afferma che “quello che è accaduto non può finire qui”: “Per lunedì ho chiesto una relazione, saranno presi provvedimenti drastici”. Per l’ad quanto successo è “surreale” ed “è necessario approfondire e dare risposte. Chi ha sbagliato paga”.
Sergio spiega di non essere stato informato da nessuno sul caso del monologo censurato: “Ho appreso del caso Scurati dal post che la giornalista Serena Bortone ha pubblicato sui profili social. Si doveva agire diversamente. Possiamo anche discutere sulla richiesta di mille e 800 euro per un minuto in trasmissione, se fosse esagerata o meno o non compatibile con gli standard Rai, e quindi anche eticamente inaccettabile, ma certamente non lo avrei censurato”.
L’amministratore delegato della Rai spiega cosa avrebbe fatto lui: “Io lo avrei mandato in onda e avrei chiesto a Serena Bortone, nel caso fosse stato necessario, un riequilibrio ai sensi della normativa che disciplina la par condicio”. Anche se non si capisce in che modo il 25 aprile abbia bisogno di un contrappeso dettato dalla par condicio, tranne se si avvalla l’ipotesi di una censura dovuta a parole ritenute anti-governative e quindi per questo oscurate.
In ogni caso Sergio prova comunque a smontare il caso sostenendo che non sia legato a pressioni politiche: “Io non ho mai ricevuto interventi o telefonate dalla maggioranza di governo per condizionare scelte su programmi, conduttori o argomenti di qualunque genere”.