Nel fine settimana di Rai Radio2 la notte si tinge di rosa. Merito di Federica Elmi e Jodie Alivernini: Le Lunatiche. Come vale per Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, nello stesso spazio da lunedì a venerdì, l’eterno fascino del filo diretto col pubblico non passa mai di moda e, anzi, costituisce uno dei punti di forza del palinsesto notturno della Rai con un’accoppiata tutta al femminile che, ogni weekend, nelle ore piccole, tiene compagnia al popolo degli insonni tra ospiti, rubriche e fiumi di telefonate allo storico 063131.
Nel corso del programma vi ritrovate a vivere storie in gran parte imprevedibili che possono tramutarsi improvvisamente dal faceto al serio…
J. A. “Con le linee aperte mi piace molto la sorpresa e me l’aspetto. Trovo che qualsiasi storia possa essere interessante, capitano momenti in cui un ascoltatore può confidare la propria solitudine oppure che inizi completamente a delirare e, in quei casi, spesso diventa l’occasione per creare dei divertenti siparietti. Ultimamente mi ha colpito un uomo di circa 50 anni che era stato lasciato, poche ore prima, dalla donna che stava frequentando da qualche mese. La storia ha coinvolto così tanto anche gli ascoltatori che lo hanno inondato di incoraggiamenti e questo è molto bello. Divertente anche una coppia giovane partita per andare nella loro casa in montagna, diverse ore di viaggio. Arrivati a destinazione avevano dimenticato le chiavi… ci hanno chiamate a notte fonda fermi in autogrill, non sapendo dove andare a dormire. Poi la categoria dei lavoratori notturni: un gruppo di infermieri che lavora in terapia intensiva e si alleggerisce il turno di notte solo dopo i nostri saluti; le guardie giurate che per passare il tempo intervengono sui temi della puntata; i ristoratori che ci raccontano storie di richieste assurde; chi si occupa di consegne, ‘il numero 1’ è Silvio che ci porta tutti i lunedì mattina, alle 3, la colazione!”
Hai studiato per fare cinema e poi sei stata travolta dalla radio, hai qualche rimpianto a tal proposito? E, parlando di scuole, ritieni che la radio si possa insegnare?
J. A. “Studiare non è mai un rimpianto. La scuola di recitazione ti offre importanti strumenti per poter essere versatile ed empatica. Le scuole radiofoniche possono impostarti sugli aspetti tecnici che aiutano a capire dove sei. È come guidare una macchina, importante sapere come funziona per poter viaggiare e fare tanta pratica. Il modo di intrattenere, lo stile, fa parte della personalità che può essere coltivata con uno spirito curioso, informandosi, leggendo. Resta però l’attitudine e, a mio avviso, è quello che fa la differenza e non può essere insegnato”.
Conduci una trasmissione a stretto contatto con gli ascoltatori. La possibilità di interagire con loro al telefono, ascoltando le innumerevoli storie, crea sicuramente un’empatia unica…
F. E. “Quello che dà l’interazione con gli ascoltatori lo hai detto tu e io non posso che confermare, aggiungendo solo che di notte tutta questa magia è anche amplificata. Se proprio dobbiamo pensare a cosa tutto questo toglie, credo sia soltanto la possibilità di pianificare completamente una scaletta prima di andare in onda perché spesso accade che siano gli ascoltatori con i loro interventi a introdurre argomenti non previsti. Ma il più delle volte anche questo diventa un ulteriore arricchimento sia professionale, perché essere sempre pronti a lasciarsi sorprendere e a gestire qualsiasi argomento sono strumenti di grande crescita per chi fa questo mestiere, ma anche umano, perché accade che certe telefonate ti rimangano dentro anche per molto tempo… La preoccupazione e la paura del futuro che gli ascoltatori manifestavano in onda nei primi tempi della pandemia, in quelle notti di lockdown, per esempio, penso che non me li dimenticherò mai”.
Molti personaggi diventati vere icone della televisione hanno cominciato in radio, da Corrado a Gerry Scotti; non si può dire lo stesso, invece, per tanti nomi della televisione che sono approdati in radio…
F. E. “La radio è sempre stata considerata la sorellina “sfigata” della TV, è stata data per morta più volte, ma è più viva e dinamica che mai, questo perché si è sempre adeguata ai tempi e ha fatto di tutti i suoi potenziali concorrenti degli alleati: è sul web, sui social, è riascoltabile e ora, con la visual, la radio si può anche vedere! Saper fare radio, ossia conoscerne i tempi, il ritmo, saper gestire gli imprevisti che possono verificarsi durante una diretta, imparare a improvvisare, fa acquisire una sicurezza che dà indiscutibilmente una marcia in più a chi poi si ritrova a condurre in tv”.