Consigliere Riccardo Laganà, le recenti polemiche tra Fedez e la Rai ripropongono il tema dell’indipendenza del servizio pubblico dai partiti. Cosa pensa di tale vicenda?
Il tema è sempre più attuale ed è improcrastinabile la riforma del sistema di governance Rai per renderla il più possibile indipendente da partiti e interessi privati.
La vicenda relativa al Concertone del Primo Maggio ha solo evidenziato con un clamore superiore, anche perché enfatizzato dalle piattaforme social, le continue pressioni cui è sottoposto il sistema dei media e in particolare RAI Servizio Pubblico. La polemica purtroppo ha offuscato il grande impegno delle colleghe e dei colleghi impegnati nella realizzazione del Concertone nel complicato contesto pandemico. Un grande risultato qualitativo e di ascolti. Bravi davvero.
Negli ultimi tre anni ha notato dei cambiamenti nella gestione della Rai?
Il mio giudizio può essere condizionato anche dal particolare punto di osservazione in cui mi trovo. Devo purtroppo riconoscere che quei segnali di discontinuità con le gestioni passate, che mi aspettavo e che ho più volte sollecitato, non si sono materializzati se non in sporadiche occasioni. Credo si sia persa una occasione di cambiare certi meccanismi e logiche gestionali, in particolare sul piano della trasparenza dei processi e del merito. E ciò poteva essere fatto indipendentemente dal piano industriale sospeso.
Quali sono gli ostacoli principali che ha incontrato nella sua attività all’interno del CdA Rai?
Ho avuto spesso la sensazione di trovarmi di fronte a una sorta muro di gomma, un meccanismo chiuso su se stesso che ha inteso difendersi con omessi riscontri, risposte parziali o evasive alle numerose istanze di cambiamento, molte delle quali sollecitate dalle colleghe e dai colleghi, di cui mi sono fatto portatore.
Di riforme neppure l’ombra. Lei ha parlato di una Rai al Giorno della marmotta. Perché, e quale riforma a suo avviso sarebbe urgente fare?
Scontato ribadirlo per l’ennesima volta, ma occorre calendarizzare con la massima sollecitudine uno dei disegni di legge di riforma Rai che giacciono in Parlamento. Un sistema duale creerebbe una naturale cintura sanitaria rispetto alle ingerenze esterne. Detto questo occorre la volontà e l’intelligenza del Parlamento e del Governo di fare un passo indietro e dare piena indipendenza editoriale ed economica a Rai in favore dell’unico editore di riferimento: i cittadini. Sono infine convinto che una riforma delle fonti di nomina e governance non sia sufficiente da sola: occorre parallelamente un radicale riassetto organizzativo più efficiente e funzionale che consenta all’Azienda di poter far fronte alle numerose sfide tecnologiche, industriali ed editoriali. Per diversi motivi non ho approvato il piano industriale ma ho sempre riconosciuto il fatto che l’organizzazione per generi sia il punto da cui partire.
Cosa prevede con il rinnovo del consiglio e cosa a suo avviso, politica a parte, potrebbero fare gli stessi dipendenti Rai per cercare di avviare un nuovo corso?
Intanto confido che la scelta di AD e Presidente ricada su professionalità interne di provata competenza in grado di assicurare un adeguato livello di indipendenza dalle pressioni esterne. In particolare per l’amministratore delegato, immagino un profilo in grado di guidare l’azienda fin dai primi giorni. Non dimentichiamo che la Rai oltre che oltre la parte editoriale, ne ha una non meno importante industriale: Rete Unica, 5G, CDN, OTT, rinnovo contratto di servizio, valorizzazione della creatività e produzione interna, sono i temi con i quali sarà necessario cimentarsi immediatamente. Le colleghe e colleghi da par loro non devono smarrire la volontà di sollecitare, con le loro pertinenti osservazioni, segnalazioni e se del caso anche rimostranze, quelle azioni di impulso necessarie ad un miglioramento costante dell’azienda nelle sue numerose articolazioni.