ArcelorMittal Italia e i commissari dell’ex Ilva hanno raggiunto un accordo di base per negoziare la revisione del contratto originario di affitto e vendita degli stabilimenti e per l’operazione finanziaria di rilancio del polo siderurgico di Taranto. L’intesa è stata raggiunta nel giorno dell’udienza fissata al Tribunale di Milano sulla questione e “costituisce la base per continuare le trattative riguardanti un piano industriale per Ilva, incluso un investimento azionario da parte di un ente partecipato dal Governo”, spiega la stessa multinazionale indiana in una nota.
“Il nuovo piano industriale – prosegue la nota di ArcelorMittal – prevede investimenti in tecnologia verde da realizzarsi anche attraverso una nuova società finanziata da investitori pubblici e privati. I negoziati proseguiranno fino a gennaio 2020. Nel frattempo, nel corso dell’audizione che si è tenuta oggi, i Commissari Ilva e AM InvestCo hanno chiesto un ulteriore rinvio fino alla fine di gennaio 2020 della richiesta delle misure provvisorie avanzate dai commissari Ilva”.
“Il Governo italiano – si legge nella premessa del protocollo di intesa firmato oggi -, alla luce dell’interesse strategico nazionale delle attività di Ilva e del suo impegno per realizzare il ‘nuovo accordo verde’, è fortemente impegnato a preservare il business come impresa corrente e gli attuali livelli di occupazione sulla base e coerenti con il nuovo piano industriale attualmente in discussione tra le Parti, che mira a produrre circa 8 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2023”.
“Il nuovo piano industriale – si legge ancora nell’accordo – fornirà i dettagli dei livelli di occupazione durante il periodo considerato e coerenti con il nuovo piano industriale. Al fine di raggiungere tali livelli di occupazione, tutte le parti che hanno firmato l’accordo sindacale di settembre 2018, il giorno della firma del nuovo accordo, stipuleranno un nuovo accordo sindacale coerente con i termini ivi stabiliti”.
ArcelorMittal farà il possibile per continuare nella produzione, anche se non potrà mantenere gli impegni sulla capacità produttiva, presi nella scorsa udienza, perché nel frattempo, lo scorso 10 dicembre, è arrivato il provvedimento del giudice di Taranto sullo stop all’altoforno 2. E’ questo in sintesi ciò che avrebbe detto nell’udienza a porte chiuse l’ad del gruppo franco indiano, Lucia Morselli, impegnandosi a fare il possibile per continuare nella produzione.
Nella scorsa udienza a Milano del 27 novembre, infatti, l’ad, sempre parlando davanti al giudice Claudio Marangoni, aveva garantito il normale funzionamento degli impianti e la continuità produttiva. In particolare, la Morselli si era impegnata a garantire la produzione fino a un certo numero di kiloton (Kt) per le successive quattro settimane (dalla data della scorsa udienza) e, in particolare, di 10 kiloton, aumentando fino a 12, con una crescita progressiva di produzione. Poi, però, il 10 dicembre scorso è arrivata la decisione del giudice di Taranto sullo stop all’altoforno 2 e, dunque, oggi l’Ad, sempre davanti al giudice, pur garantendo la continuità produttiva, ha spiegato che l’azienda potrà farlo nei limiti delle proprie possibilità considerando appunto la questione di AF02 che è emersa successivamente.
“Non conosciamo ancora i contenuti dell’accordo raggiunto – dice il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – tra l’amministrazione straordinaria Ilva e ArcelorMittal. E’ stato un percorso inedito e di un’inaudita gravità che non ha visto il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Chiediamo un incontro immediato per capire in che modo si pensa di porre in essere il risanamento ambientale, il piano industriale e quali saranno i livelli occupazionali garantiti. Sarebbe intollerabile scoprire, dopo la pubblicazione del documento, che ci sia stata un’intesa che rende superflua la trattativa con le organizzazioni sindacali, così come accaduto con il governo Gentiloni. Per quanto ci riguarda – conclude il leader della Uilm – esiste un solo piano ambientale, un solo piano industriale e la salvaguardia di tutti i lavoratori, sia diretti che dell’indotto. Sono quelli previsti dall’accordo del 6 settembre 2018. La trattativa con ArcelorMittal non può che partire da queste condizioni”.