Virginia Raggi si mostra ottimista e, forse, non potrebbe fare altrimenti visto com’è chiusa tra l’incudine del quasi certo rinvio a giudizio per falso dopo la richiesta della Procura di Roma e il martello dei mille e uno problemi di Roma, dalla spazzatura all’emergenza abitativa. In una situazione di forte crisi come questa, il far credere che il Governo concederà ulteriore potere e autonomia d’azione al Campidoglio, potrebbe essere un’arma vincente. Peccato, però, alla meglio potrebbe esserlo sul corto raggio. Perché se ieri il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha preferito non intervenire dopo l’incontro chiarificatore con la Raggi, difficilmente resterà zitto dopo la riunione del tavolo tecnico sul rilancio della Capitale, fissato per il 18 ottobre.
Teoria e prassi – Insomma, quello che potrebbe essere sembrato un incontro chiarificatore, finisce con l’essere il maldestro tentativo di una sindaca che vuole cercare di recuperare punti agli occhi dei suoi cittadini. “Ci siamo chiariti – ha detto infatti la prima cittadina una volta uscita dal dicastero di via Molise – I rispettivi tecnici hanno avuto modo di conoscersi e stanno lavorando insieme. Si incontreranno la prossima settimana in vista del tavolo del 17”. Tutto bene quel che finisce bene? Difficile dirlo perché, come si sa, prima della riunione che in totale è durata soltanto un’ora, lo scontro tra Raggi e Calenda con quest’ultimo che ha inviato un vero e proprio ultimatum alla sindaca, da cui appunto l’incontro di ieri. Difficile, dunque, pensare che il chiarimento possa essere a favore della Raggi, considerando i toni della risposta che due giorni fa aveva fornito il ministro: “La situazione del tavolo Roma sta rapidamente superando la soglia del ridicolo: dal 21 settembre scorso – giorno in cui abbiamo inviato la prima lettera per l’avvio del tavolo – cerco di parlare con la sindaca di Roma in merito al lavoro preliminare da svolgere in vista della riunione fissata il 17 ottobre”. In sintesi: la sindaca non può svegliarsi un bel giorno dopo mille richieste e avanzare richieste unilaterali.
Mille problemi – Ed ecco che il cerchio si chiude: il silenzio di Calenda e le dichiarazioni vuote di contenuto della stessa Raggi, lasciano presumere che di concreto ci sia ben poco. L’interesse collettivo è sempre quello di rilanciare la Capitale, ma con modalità differenti: l’una cercando di assumere più potere, l’altro con un ruolo preponderante invece del Governo sulla Capitale. In entrambi i casi, dunque, c’è la volontà di prevalere sull’altro. Una partita politica prima ancora che amministrativa. Non è solo lo Sviluppo economico contro il Campidoglio, ma è il Pd contro i Cinque Stelle. I romani, intanto, restano a guardare. Sommersi come sono dai rifiuti, con una città allo sbando, con i conti che non tornano sulle partecipate Ama e Atac come evidenziato dall’Oref. E con una sindaca che, salvo sorprese, troverà sotto l’albero di Natale un rinvio a giudizio.