Pesci morti nel Tevere come manna dal cielo per gli avversari politici di Virginia Raggi. Quelle tonnellate di anguille, spigole, cefali, siluri e carpe piombati sulla campagna elettorale sono diventati l’arma perfetta per chi da cinque anni cerca di indicare la sindaca come la responsabile di tutti i mali della capitale. Le analisi effettuate subito dopo le segnalazioni dall’Arpa Lazio hanno chiarito che, come accaduto e come accade in tante altre zone d’Italia da lungo tempo, quando dopo un lungo periodo di siccità ci sono delle piogge improvvise e forti, finisce nei fiumi una quantità enorme di materiale organico che causa l’anossia, ovvero la temporanea mancanza d’ossigeno, provocando delle morie.
Un fenomeno dovuto a una molteplicità di sostanze inquinanti, ma per i detrattori la scienza sembra contare poco e, puntando soltanto sui metalli e gli idrocarburi presenti sulle strade, hanno messo in croce l’esponente pentastellata. Un fuoco incrociato da parte di associazioni e partiti, dai verdi al Partito democratico, fino a Fratelli d’Italia, con due candidati che sono arrivati a presentare un esposto in Procura per disastro ambientale. Quando lo stesso fenomeno è avvenuto, sempre nel Lazio, nella Valle del Sacco, tutti muti.
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IL CASO
Dopo il temporale del 24 agosto le segnalazioni sui pesci morti che hanno invaso il litorale di Fiumicino sono partite due giorni dopo. Non è la prima moria nel Tevere. E anche lo scorso anno le indagini hanno alla fine concluso che si era trattato di anossia. Fenomeno breve, ma che provoca la morte di grandi quantità di pesce. Mancano ancora le analisi dell’Asl sulle carcasse degli animali e quelle dell’Arpa sui pesticidi, ma il quadro più probabile è quello di un’improvvisa carenza di ossigeno per tutto quello che in pochissimo tempo è finito nel fiume. Colpa delle strade sporche? Anche, ma non solo. Colpa dell’inquinamento in generale. Da combattere a Roma come in tutta Italia per avviare l’attesa transizione ecologica, relativa ai trasporti e a tutte le altre attività.
GLI ACCERTAMENTI
Per gli avversari della Raggi, nel pieno della campagna elettorale, la colpa della morìa è invece tutta della sindaca. “Lo stato di totale incuria in cui versa la città – sentenziano Enrico Cola ed Elisabetta Bianchi, di Fratelli d’Italia – potrebbe essere la causa principale, o comunque una concausa, del grave fenomeno registrato nel Tevere. Per tale motivo abbiamo deciso di presentare un esposto alla Procura di Roma, affinché accerti eventuali responsabilità dell’amministrazione capitolina e della sindaca Raggi alla luce della possibile fattispecie di concorso in disastro ambientale”.
L’Arpa, nella prima relazione depositata, ha precisato che le analisi condotte sui campioni d’acqua prelevati nel Tevere “non hanno evidenziato particolari anomalie”. Ancora: “I dati provvisori ottenuti e le misure effettuate in campo non hanno evidenziato fino al momento particolari criticità. Infatti le misure in campo hanno mostrato una normale presenza di ossigeno disciolto e le analisi chimiche e microbiologiche non si discostano in modo significativo dai dati generalmente riscontrati durante le attività di monitoraggio del fiume. In particolare i parametri: ammoniaca non ionizzata, cianuri, e anche il carico di materiale organico appaiono sostanzialmente nella norma”. Ma tutto questo a chi si attacca anche a una moria di pesci per colpire il Movimento 5 Stelle non interessa.