Se ne parla sempre meno ma l’offensiva a Rafah, annunciata tempo fa dal primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, non è finita nel dimenticatoio. Anzi, malgrado il pressing continuo ed estenuante degli Usa di Joe Biden e dell’Unione europea, che sono contrari all’operazione militare nella città che ospita 1,5 milioni di palestinesi, i preparativi dello Stato ebraico procedono spediti.
I preparativi di Israele per l’attacco alla città di Rafah procedono spediti malgrado gli appelli di Stati Uniti e Ue
A rivelarlo sono diverse foto satellitari, analizzate dall’Associated Press, che sembrano mostrare una nuova e gigantesca tendopoli in costruzione vicino a Khan Younis nella Striscia di Gaza che, secondo gli esperti, servirà per evacuare parte dei cittadini di Rafah. Un’ipotesi che il governo di Tel Aviv, incalzato dai giornalisti, non ha voluto commentare.
Insomma, la sensazione è che l’attacco sia davvero imminente e a lasciarlo pensare sono anche le parole di Netanyahu che ha minacciato “ulteriori colpi dolorosi” contro Hamas per la rottura dei colloqui sul tentativo di liberare gli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza.
Netanyahu fa allestire una tendopoli. La città ospita 1,5 milioni di palestinesi
Una situazione critica che sta inasprendo ancor di più i rapporti tra Israele e Stati Uniti, come si evince dalle parole del portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, che ha ammonito Netanyahu spiegando che gli Usa non vogliono l’evacuazione dei civili a Rafah a meno che “non sia garantito loro il futuro ritorno a casa”. Del resto, spiega Miller, “non pensiamo che esista un modo efficace per evacuare 1,4 milioni di palestinesi. Non c’è modo di condurre un’operazione a Rafah che non provochi danni eccessivi ai civili e non ostacoli gravemente la fornitura di assistenza umanitaria”.