Quota 103 sulle pensioni, fiasco totale delle destre

La Quota 103 introdotta dal governo Meloni si è rivelata un vero fiasco e l'anno prossimo si preannuncia ancora peggiore.

Quota 103 sulle pensioni, fiasco totale delle destre

Commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico. Una locuzione che nella maggioranza, e in particolare in casa Lega, evidentemente non conoscono. Riassunto delle puntate precedenti: le forze di maggioranza, soprattutto il Carroccio e FdI, si sono presentate alle elezioni del 25 settembre 2022 al grido di “aboliamo la legge Fornero”.

Non solo questa è ancora viva e vegeta, ma una delle misure varate con la legge di Bilancio 2023 per permettere ai lavoratori di andare in pensione prima, Quota 103 (un’anzianità anagrafica di almeno 62 anni e una contributiva minima di 41 anni), si è rivelata un flop totale. Malgrado ciò, il governo l’ha riproposta nella Manovra approvata in Consiglio dei ministri lo scorso 16 ottobre, addirittura peggiorandola: la pensione sarà infatti ricalcolata col sistema integralmente contributivo. Un salasso che, secondo un’analisi della Cgil, può arrivare fino a 475 euro al mese. Proprio così.

Pensioni, il flop della Quota 103

Ma quanto è stata utilizzata effettivamente Quota 103 nell’anno in corso? Poco, pochissimo rispetto all’obiettivo che l’esecutivo aveva fissato: nella relazione tecnica si parlava, infatti, di un maggior numero di pensioni pari a 41mila. Nel 22esimo rapporto annuale dell’Inps, presentato a settembre, invece, le cifre sono ben altre: appena 5.125 domande accolte fino al 31 maggio. Secondo quanto risulta a La Notizia, al 30 settembre il loro numero era pari a 16.500, ossia il 40% del totale. Tutt’altro che un successo.

Per il 2024, il governo ha stimato 17mila uscite con Quota 103: se il trend di quest’anno dovesse confermarsi, vuol dire – realisticamente – che 6.800 persone andranno in pensione anticipata seguendo questa strada. Al Ministero dell’Economia ne sarebbero più che felici perché ciò garantirebbe di fare ulteriormente cassa.

Come rilevato dall’Ufficio parlamentare di bilancio in audizione al Senato, le misure di contenimento della spesa pensionistica previste in questa Manovra (a partire dal taglio delle pensioni future di 700mila dipendenti pubblici, tra cui i medici) porteranno a un risparmio di 32 miliardi di euro fino al 2043. Calcolatrice alla mano, significa una media di 1,6 miliardi l’anno. La Fornero ringrazia, i pensionati meno.