Un incentivo per la quota 103. Un bonus per chi decide di continuare a lavorare invece di andare in pensione, anche se ha già maturato il diritto all’uscita previdenziale. Il cosiddetto bonus Maroni permette al lavoratore di continuare a prestare la sua attività e riscuotere le trattenute contributive in busta paga a proprio carico fino al compimento dei 67 anni.
Il bonus è stato introdotto dal decreto 21 marzo 2023 che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, formalizzando così il via libera alla misura. Ma come funziona e quanto si guadagna rinunciando alla quota 103?
Come funziona il bonus Maroni
Il lavoratore che decide di aderire riceve in busta paga la quota di contribuzione che il datore di lavoro trattiene normalmente: solitamente è il 9,19% della retribuzione. Il datore di lavoro continua a versare i contributi all’Inps. Decidere di usufruire del bonus Maroni ha comunque un costo: sulle somme aggiuntive incassata in busta paga si paga l’Irpef e, inoltre, diminuirà la pensione.
I requisiti per accedere al bonus e rinunciare alla quota 103
Possono accedere al bonus Maroni i lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato. Devono avere però dei requisiti, a partire dal raggiungimento dei 62 anni di età e i 41 di contributi versati (la quota 103 appunto) entro il 31 dicembre del 2023.
Non possono chiederlo altri lavoratori che hanno comunque raggiunto i requisiti per la pensione anticipata attraverso altri criteri, se non sono stati compiuti i 62 anni di età. Si può ottenere il beneficio in busta paga a partire dalla prima decorrenza per la quota 103, cioè a tre mesi dalla maturazione dei requisiti. Come avviene, appunto, per la pensione con quota 103.
Bonus al posto della quota 103, come fare domanda
Si può presentare la domanda anche dopo il 31 dicembre 2023, ma solamente nel caso in cui non siano stati raggiunti i 67 anni di età che danno accesso alla pensione di vecchiaia. Il bonus vale fino al raggiungimento di alcuni requisiti. Il primo è che non si decida di accedere a una pensione diretta, il secondo è il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e il terzo è il raggiungimento degli stessi requisiti anche se l’età è inferiore ai 67 anni ed è applicabile la pensione alla gestione di riferimento (come succede per alcune categorie).