Ammorbidire lo scalone di 5 anni che scatterebbe da gennaio, mandando in soffitta Quota 100. Puntare l’attenzione su lavori gravosi e donne, prorogando Opzione donna. Sono questi i punti chiave della ricetta dei giallorossi – Pd-M5S -Leu – per superare l’impasse sulle pensioni. Una ricetta vincente, a quanto pare, dal momento che il Governo in manovra appare intenzionato a prorogare Opzione donna e ad estendere l’Ape social ad altre categorie di lavoratori gravosi. Pd e M5S (a cui si aggiunge anche Leu), sono su questo fronte in sintonia e hanno presentato proposte diverse da quelle degli alleati di governo della Lega.
PAROLA CHIAVE: FLESSIBILITA’. Opinione comune ai giallorossi è che Quota 100, bandiera del Carroccio, non ha funzionato. E che bisogna guardare altrove. Lo ha ribadito ieri Enrico Letta alla direzione nazionale del partito. è opinione condivisa anche da Giuseppe Conte che quando era premier aveva già manifestato la volontà di non voler procedere al suo rinnovo.
“Sappiamo che in tanti hanno usufruito di Quota 100 e non c’è da parte nostra la volontà di colpevolizzare nessuno. Però dobbiamo sapere che Quota 100 affronta un problema che esiste con uno strumento che è sbagliato perché è profondamente disuguale e discrimina tra uomini e donne. C’è la necessità di arrivare a una soluzione che eviti lo scalone. Il sistema delle quote è uno strumento sbagliato, bisogna lavorare sulla flessibilità tutelando le donne e i lavori gravosi”, ha spiegato il segretario dem.
“È il momento di graduare i prepensionamenti in base alla gravosità dei lavori evitando un ritorno alla Legge Fornero, che tante difficoltà di natura economica e sociale ha fatto registrare nel nostro Paese. La fase giusta per pensare a che sistema dare nel prossimo futuro ai tanti giovani precari per cui la pensione sembra sempre più un miraggio”, ha spronato il leader del M5S. E allora che fare? Bisogna puntare, come ha ribadito il ministro (dem) del Lavoro, Andrea Orlando, a “correggere” alcune delle storture di Quota 100.
Che sarebbe stata utilizzata in prevalenza da lavoratori maschi della grande industria e del pubblico impiego. “Bisogna correggere con interventi che guardino ai lavoratori delle pmi, alle donne, a chi ha carriere discontinue”. E dunque avanti sulla strada della proroga dell’Ape social che andrebbe rafforzata in modo significativo, ampliando la lista dei lavori gravosi, e su quella della proroga di Opzione donna. “Ovvero una misura che tra il 2012 e il 2020 ha permesso a circa 87mila lavoratrici pubbliche e private di andare in pensione prima rispetto alle previsioni della ‘Fornero’”, riassume Tiziana Ciprini, deputata M5S della commissione Lavoro.
A rilanciare Opzione donna e a chiedere attenzione per i lavori gravosi c’è anche Leu. Noi – ha spiegato la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra –proponiamo una sicura conferma dell’Ape sociale per i lavori gravosi, “perché anche in quel caso se noi abbandonassimo” questo strumento “per chi fa lavori molto pesanti avremmo degli scaloni”. E ancora: “Il meccanismo delle quote molto sponsorizzato dalla Lega ha l’inconveniente di andare a favorire le contribuzioni molto lunghe, che sono tipicamente a vantaggio dei lavoratori maschi. Un meccanismo tipo Opzione donna andrebbe riconfermato”.
INTERVENTI STRUTTURALI. Chi invita a lasciarsi alle spalle il sistema delle Quote è la sottosegretaria al Lavoro, Rossella Accoto. Secondo l’esponente M5S bisogna lavorare per una riforma del sistema “organica”. Che esca dallo schema creato intorno alla sommatoria tra anni di lavoro ed età anagrafica e che consideri solo ed esclusivamente i reali versamenti contributivi di ogni lavoratore. “Un piano che metta al centro il sistema contributivo ma che mantenga sempre la possibilità di andare in pensione anche prima dell’età stabilita dalla legge Fornero, che tuteli e aggiorni la platea dei lavori usuranti e che tenga in debito conto i lavoratori discontinui e le donne”.
Per quanto riguarda i lavoratori in regime misto, “si potrebbe accedere alla pensione anticipata con un assegno ridotto, commisurato ai contributi versati e che verrà integrato dalla quota restante maturata grazie al regime retributivo al raggiungimento dei requisiti d’età previsti dalla Fornero”. Quest’ultima proposta coincide con quella del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.