Sta per concludersi, si spera, la vicenda dell’elezione del Capo dello Stato, uno dei momenti più importanti dal punto di vista politico; tutti i sondaggi, del resto, hanno sempre rimarcato che quella del Quirinale è una delle istituzioni a cui gli italiani sono più attaccati. Tuttavia, le dirette televisive e i programmi che si sono concentrati su questo evento hanno avuto ascolti talvolta buoni, talvolta inferiori alle aspettative. Alcuni critici si sono scatenati prendendo di mira i format stessi o i conduttori e il loro stile di conduzione.
In realtà, invece di ridurre l’analisi a beghe televisive interne, andrebbe fatta una riflessione sul distacco tra la dimensione del Quirinale e i cittadini. Questo allontanamento dai programmi televisivi segna un distacco della gente dalle istituzioni, a nostro avviso, che forse è molto più preoccupante del presunto calo di ascolti. E comunque, se è vero che alcuni programmi non hanno brillato, è anche vero che in alcuni casi sono stati sperimentati format completamente nuovi rispetto all’informazione paludata del passato, come per esempio è accaduto con le dirette del Tg1 di Monica Maggioni che sicuramente hanno rappresentato una novità nello stile.
Diverso il discorso per Enrico Mentana che comunque ha fatto un’ottima performance, perché ottenere una media del 5% di share distribuita per tutto il pomeriggio non è esattamente una cosa da poco, quindi un’esperienza tutt’altro che negativa. Poi ci sono state le dirette del Tg2, del Tg4, senza dimenticare le all news sempre sul pezzo a supporto dei generalisti. Quindi la televisione ha fatto il suo, confermando il suo ruolo ancora centralissimo con le dirette che hanno informato puntualmente e con competenza: La7, Rai, Mediaset e Sky si sono dimostrate all’altezza della situazione.
Forse l’allontanamento degli spettatori è dovuto al fatto che la vicenda dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sembra quasi diventata un reality show. Questo perché è condizionata fortemente dalle moderne forme di comunicazione, in cui i social network e il mondo digitale tutto lo hanno reso l’evento più social in assoluto nella storia della Repubblica.
Sul piano della narrazione più prettamente politica, invece, chi ne esce vincitore – al di là di chi sarà fisicamente eletto Presidente – sono due figure: in primis Sergio Mattarella, Presidente che ha veramente unificato le Italiane e gli italiani e che è riuscito a gestire questa vicenda, pur essendo tirato un po’ per la giacchetta da tutti i politici e non, con un self control e una freddezza non comuni, dimostrando la sua assoluta grandezza, sia morale che politica; il secondo “vincitore” sul piano televisivo e mediatico è sicuramente Silvio Berlusconi, che ha letteralmente fatto scoppiare e scatenare il dibattito attorno a questa elezione, il cui interesse prima della sua candidatura era pari a zero.
L’impatto dell’ingresso in lizza di un personaggio così importante e allo stesso tempo divisivo come il Cavaliere è stato deflagrante, soprattutto dal punto di vista prettamente comunicativo. È stata questa la scintilla che ha lanciato l’elezione del Quirinale nella narrazione popolare mainstream, catturando l’attenzione degli italiani.
Ma c’è spazio anche per un terzo vincitore: è impossibile, infatti, non menzionare Mario Draghi che, dopo la conferenza stampa di dicembre interpretata come una sorta di autocandidatura, si è tenuto fuori dalla mischia, rimarcando una volta di più la sua autorevolezza, sia in Italia che a livello internazionale, ma anche la sua abilità nel gestire partite politiche complesse. Chi non esce benissimo in questa sorta di reality show, invece, è la politica in generale, apparsa sempre più vittima delle contrapposizioni e incapace di mettere l’interesse del Paese al primo posto della sua agenda.