“Siamo determinati ad affrontare e risolvere questa vertenza dimostrando che l’Italia possa nuovamente affermare una leadership industriale, chiaramente cambiando le regole europee”, ha dichiarato il ministro Adolfo Urso, parlando di Stellantis. Benedetta Scuderi, europarlamentare Avs, che ne pensa?
“Stellantis ha continuato a ricevere soldi pubblici per cassa integrazione ed incentivi, però non ha reinvestito nulla su innovazione e transizione. In quattro anni il gruppo ha distribuito agli azionisti 23 miliardi circa, ma al contempo ha diminuito la produzione e l’ha delocalizzata. Negli ultimi tre anni ha destinato a ricerca e sviluppo 19 miliardi, mentre Volkswagen solo nel 2023 ha messo quasi 22 miliardi sull’innovazione. Il problema non è il green deal, ma come è stata trattata la questione. Il governo continua a non offrire soluzioni reali, ma fa melina con continui rinvii. Il tema è più ampio: c’è una crisi economica, le persone non acquistano auto, i prezzi dell’energia sono alti e incidono su produttività e competitività. Dobbiamo intervenire su questo, non sul solito ritornello ‘elettrico sì, elettrico no’”.
Green deal. L’Italia lo critica ma gli obiettivi della transizione ecologica non sono stati già annacquati dalla precedente commissione Ue e rischiano di esserlo ancora di più ora?
“Le persone sono messe all’angolo dai prezzi dell’energia, dall’inflazione, dall’emergenza abitativa. In quest’ottica siamo molto spaventati dalla piega che potrebbero prendere le politiche sulla transizione. Il green deal non è soltanto abbassamento delle emissioni e miglioramento delle tecnologie, ma sostenibilità ambientale e sociale insieme. Deforestazione, biodiversità, efficienza vanno di pari passo. Disastri ambientali e impatti negativi sull’agricoltura sono segnali che dovrebbero farci arrivare un messaggio chiaro: se non rispettiamo l’ambiente non c’è tenuta sociale ed economica”.
Soffermandoci ancora sull’Automotive, quali sono invece le responsabilità del governo, a partire dal taglio al fondo del settore?
“È un governo miope. Continuano a dare la colpa all’elettrico, quando la crisi dell’automotive è iniziata 15 anni fa. Le soluzioni, però, ci sono. Ad esempio semplificando l’accesso al credito, creando le condizioni per un mercato di seconda mano dell’elettrico e potenziandone le infrastrutture. Si dovrebbe poi smettere di dare incentivi a pioggia, che non vanno solo all’elettrico, ma operano in modo indiscriminato, e quindi non si rivelano utili a spingere le economie di scala dell’elettrico. Tagliare adesso il fondo per il settore è un errore. Dobbiamo invece usarlo, e bene, per la transizione, ma insieme chiedere alle aziende di fare investimenti”.
L’Istat ha comunicato il ventunesimo calo consecutivo della produzione industriale.
“L’Italia è un Paese in una crescente e preoccupante deindustrializzazione che va avanti da decenni. Oggi possiamo avere nuove opportunità, ma il governo Meloni non vuole investire in settori dove siamo pionieri e dove potremmo conquistare un mercato in evoluzione, perché evidentemente vuole farci tornare indietro. Si dicono nazionalisti, ma non pensano ad una strategia industriale fatta con visione e prospettiva, che possa restituire all’Italia un ruolo centrale nel mondo. Il governo mira a mantenere uno status quo che però, semplicemente, non esiste più. È propaganda pura”.
Cosa potrebbe fare l’Europa per rilanciare una strategia industriale sovranazionale?
“Per noi Verdi, il clean industrial deal non può e non deve essere soltanto target sulla carta e idee a caso su energia e decarbonizzazione, ma una strategia che punti sul lavoro di qualità, analizzi i settori sui quali investire, individui gli ambiti in cui abbiamo già tecnologie avanzate e ne faccia marchi europei. Senza farsi scappare quelle tecnologie come accaduto con i pannelli solari. Dall’altra parte occorre investire in ricerca e innovazione nei settori in cui siamo ancora indietro e compensare la mancanza di determinate materie prime, soprattutto tramite l’economia circolare”.
In Italia, nel 2023, erano 2,3 milioni le famiglie in una situazione di povertà energetica.
“I dati sulla povertà energetica fanno rabbrividire. E più aumentano più creano diseguaglianze. Come Verdi in Europa siamo già al lavoro su vari strumenti, come finanziamenti diretti per i gruppi in condizioni di grandissima vulnerabilità e meccanismi innovativi, come una garanzia europea per mutui a tassi agevolati per chi non può permettersi interventi di efficientamento degli edifici”.