Dal sentimento anti-napoletano all’Autonomia differenziata. Il confronto-scontro sul divario Nord-Sud è riesploso a Sanremo e venerdì ci sarà la piazza convocata da Vincenzo De Luca nella Capitale. Se il calcio e lo spettacolo sono i luoghi dove pregiudizi e discriminazioni si mostrano alla ribalta del grande pubblico, la partita politica dei fondi di coesione e la gestione di quelli del Pnrr polarizza la diatriba istituzionale.
Il confronto-scontro sul divario Nord-Sud è riesploso a Sanremo e venerdì ci sarà la piazza convocata da De Luca
Esiste una nuova questione meridionale o è sempre la stessa, ma solo aggiornata a questi anni ‘20 del Duemila? Secondo Francesco Dandolo (nella foto), professore di Storia economica del Dipartimento di Scienza politiche all’Università Federico II di Napoli “sono onde antiche che ogni tanto ritornano e non fanno bene all’intero Paese. Insomma, è qualcosa di vecchio, che stenta a scomparire. Appunto sa di vecchio. Tuttavia, che la questione meridionale sia andata nel ‘dimenticatoio’ è una verità incontrovertibile”. “Un tempo, giustamente, era considerata la ‘questione italiana’ – aggiunge Dandolo – a qualsiasi livello, nel dibattito e a livello storiografico. Oggi, invece, si fa una gran fatica solo a introdurre il tema: c’è l’opportunità del Pnrr, per cui si prevede che almeno il 40% va destinato al Mezzogiorno. Un principio sacrosanto, che deve rimanere tale”.
Lo scontro dialettico tra Roma e il governatore della Campania è alle stelle: “squinternati”, “Sangiuliano parcheggiatore abusivo” sono alcuni degli epiteti usati ieri da De Luca. Sotto il tappeto della polemica c’è la grande forbice che mette a rischio la tenuta del Paese: “il divario esiste, è innegabile. Ogni anno il rapporto Svimez lo ricorda con schiettezza – sottolinea il professore Dandolo – e con fondatezza scientifica con una lunga serie di dati. Negli ultimi anni poi si è aggravato, a seguito della pandemia e della guerra in Ucraina. Quando si è in una congiuntura sfavorevole, se non si attuano tempestive politiche a sostegno delle aree più arretrate, gli squilibri territoriali si accentuano”.
Questa differenza, secondo Dandolo, si traduce facilmente in queste conseguenze: “Sulla base di stime Istat, tra chi nasce a Treviso e chi nasce a Napoli o Siracusa ci sono in ballo 3 anni e mezzo di vita. E la Campania e la Sicilia registrano a livello nazionale la più bassa aspettativa di vita. Se non si risolvono questi nodi, che rischiano di diventare strutturali, è difficile poi parlare di coesione all’interno del Paese”.
L’autonomia differenziata è la clava che può dare il colpo di grazie al Mezzogiorno
Poi incombe l’autonomia differenziata che per alcuni è un bluff e per altri è la clava che può dare il colpo di grazie al Mezzogiorno. “Se si guarda alla stagione migliore del meridionalismo dell’Italia repubblicana – prosegue lo storico – si può agevolmente cogliere che quanto più si sono attuate politiche a sostegno del Mezzogiorno, tanto più l’intero Paese se ne è giovato con il ‘miracolo economico’. Insomma, quando si ragiona sul Sud, è assurdo che lo si faccia in termini di conflittualità con altre aree. Le politiche per il Sud fanno bene all’intero Paese. Non è dunque solo un problema di solidarietà, che pure è importante all’interno di un Paese, ma anche e soprattutto di convenienza”.
Infine, sulle cose da fare Dandolo ha le idee chiare: “uscire da una mentalità rassegnata per cui il Sud è destinato a un declino irreversibile; rivitalizzare un forte senso di appartenenza con la propria terra, vivere una stagione di protagonismo e ribellarsi rispetto a una criminalità che opprime il Sud e le sue possibilità di sviluppo. Il Mezzogiorno da problema diventi una risorsa”.