Il questionario della vergogna fa discutere e indignare. È quello che alcuni comuni del Lazio hanno inviato alle famiglie che accudiscono una persona con disabilità per poter accedere ai fondi di assistenza della Regione Lazio.
L’obiettivo era quello di misurare il livello di stress e individuare misure di sostegno adeguate per le famiglie interessate, ma il questionario si è rivelato piuttosto uno schiaffo in faccia a quanti si trovano in questa situazione.
Domande imbarazzanti, sgradevoli, delicate e personali
Una vera e propria invasione nella privacy. “Mi vergogno di lui?”, “Provo del risentimento nei suoi confronti?”, “Non mi sento a mio agio quando ho amici in casa?”.
Questo il tenore dei quesiti. La polemica è partita in questi giorni dal comune di Nettuno, dove il questionario è stato distribuito, ma in verità la vicenda è più antica.
Oltre un mese fa, infatti, lo stesso identico questionario era stato inviato dal Comune di Roma, ma l’onda di indignazione era stata tenuta a bada, non suscitando questo clamore.
A ricordarlo è la consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, che dice: “Ricordiamo che oltre un mese fa, insieme ad alcune associazioni, abbiamo denunciato lo stesso scempio compiuto da Roma Capitale – accusa -. Infatti l’amministrazione capitolina ha presentato la stessa scheda, probabilmente a seguito della richiesta di informazioni delle linee guida regionali per il riconoscimento del caregiver famigliare, in cui tra le cose si cerca di capire quanto siano stressati i caregiver e non come sostenerli – prosegue l’sponente FdI -. Le domande, offendono la dignità delle persone che fanno la cosa più bella del mondo, cioè si prendono cura dei propri cari, praticamente sempre, supplendo alla mancanza delle istituzioni”.
Quando l’indignazione è tanta, si sa, la politica risponde. Giusto ieri, infatti, è intervenuta sulla questione l’assessora capitolina alle politiche sociali e alla salute, Barbara Funari. Il Campidoglio avrebbe chiesto ora ai municipi di sospendere il questionario. E per quanto riguarda le domande già ricevute?
Chieste le scuse da Ziangaretti
L’assessora assicura che non se ne terrà conto. Durissimo intanto contro la Regione Paolo Trancassini, coordinatore regionale del Lazio di Fratelli d’Italia che inveisce: “A questo punto piuttosto che chiedere ai genitori se si vergognano di avere un figlio con disabilità, credo che tutti quanti questa domanda se la pongano nei confronti del presidente Zingaretti per sapere se e quanto si vergogna di aver mandato in giro un documento del genere e soprattutto perché non si attiva immediatamente per revocarlo, chiedendo scusa”.
Dai banchi della politica si passa a quelli dei social dove il dibattito si fa serrato. C’è chi dice che si va oltre la decenza umana, chi parla di fascismo, chi di Paese retrogrado.
Interviene poi anche Sofia Righetti, campionessa nazionale di sci alpino e attivista per i diritti dei disabili, con un lungo post su Facebook in cui scrive: “Ancora non hanno capito che lo stress non è dovuto alla vergogna che qualcuno ci veda, ma alla vergognosa situazione in cui lo Stato discrimina sistematicamente i cittadini disabili, all’apartheid cui siamo relegati”.