Siamo soltanto nel pre-partita e già impazza la battaglia politica. Il Partito democratico (e il Governo) da una parte e il Movimento 5 Stelle dall’altra, come nella più classica delle sfide che da tre anni a questa parte popolano le Aule di Montecitorio e Palazzo Madama. Stavolta l’oggetto del contendere è una proposta di legge di iniziativa popolare datata – pensate – 7 agosto 2008, XVI Legislatura, dal titolo “Trattati internazionali, basi e servitù militari”. La quale prevede la radicale modifica del quadro di alleanze politico-militari di cui fa parte l’Italia compresa, ovviamente, l’appartenenza alla Nato. Tredici articoli in tutto, divisi in due capitoli: “Trattati militari” e “Basi, caserme e installazioni”. Una proposta rimasta sepolta nei cassetti di Montecitorio per otto anni, destino a cui vanno incontro praticamente tutte le proposte di legge presentate dai cittadini. Fino a quando il 4 agosto scorso, pochi giorni prima dalla pausa estiva, i pentastellati hanno chiesto che fosse incardinata in commissione Esteri come provvedimento in quota opposizione. E oggi pomeriggio alle 16.00 scadono i termini per la presentazione degli emendamenti.
Al voto – Ma cosa prevede nel concreto la proposta? Che “tutti i trattati e accordi internazionali di tipo militare, anche se esclusivamente di ricerca, a cui l’Italia partecipa, devono essere necessariamente ratificati dal Parlamento”, recita l’articolo 1. Non solo. “La ratifica deve essere rinnovata ogni due anni” e “non possono essere stipulati accordi segreti e quelli eventualmente esistenti devono essere resi pubblici entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge”. In mancanza di ratifica o della rinnovazione della stessa “l’Italia deve considerarsi receduta dall’accordo”. Il relatore del provvedimento in commissione Esteri, il dem Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato), però, si dice apertamente contrario all’impostazione della pdl. “È una proposta per uscire dalla Nato – spiega a La Notizia –. Ci sono problemi evidenti sia da un punto di vista costituzionale sia da quelli della sostanza, perché non credo in questo momento ci sia bisogno di uscire dall’Alleanza atlantica”. E ancora: “Viste le minacce che si paventano per Europa e Occidente il tema, casomai, è come rilanciare l’alleanza e come contribuire a rafforzare i valori di democrazia e libertà che sono alla base del patto atlantico”. La stessa contrarietà è stata recentemente espressa anche dal sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Amendola (Pd), secondo il quale il provvedimento determinerebbe appunto l’immediata incompatibilità della permanenza dell’Italia nella Nato e nell’Onu. I 5 Stelle però non ci stanno e vanno al contrattacco. “Chiariamoci subito: questa proposta non chiede di uscire dalla Nato, soprattutto in un momento di tensione come quello attuale, ma di vincolare la nostra partecipazione ad alcuni aspetti, quale ad esempio la ‘parlamentarizzazione’ di certi processi che attualmente passano sopra la testa del Parlamento”, dice Manlio Di Stefano, componente della commissione Esteri della Camera.
Aperti al dialogo – “Noi stessi – aggiunge il deputato del Movimento 5 Stelle – presenteremo degli emendamenti per superare alcune conflittualità costituzionali presenti nella proposta, datata 2008. Con il Partito democratico siamo disponibili al dialogo, senza però stravolgere l’impianto del provvedimento. Ho la sensazione che alla fine il loro unico obiettivo sia quello di affossare la legge”, conclude Di Stefano.