Dicevano dalle parti della destra al governo – lo scrivono i loro amici e lo ripetono i parlamentari di maggioranza – che gli attacchi alla stampa da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dei suoi ministri fosse completamente un’invenzione dei loro avversari. Che la politica percepisca i giornalisti come avversari è già di per sé un concetto curioso, qualcosa dal sapore vagamente ungherese poiché politica e giornalismo nei paesi democratici svolgono funzioni diverse e complementari. Alcuni dei componenti del governo e della maggioranza invece sono fortemente convinti che i giornalisti critici siano assoldati dai loro avversari politici, senza essere sfiorati dall’idea che il diritto e il dovere alla critica sia uno dei pilastri della professione. L’ossessione del governo verso il giornalismo da ieri è diventata un’emergenza anche per la stampa di destra, quella che ironizzava fino a qualche minuto prima.
Benvenuti nel club
Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti e il direttore de Il Tempo Davide Vecchi hanno incrociato le penne per scrivere un addolorato editoriale a quattro mani dal titolo significativo: Se i ministri di destra ci querelano. “La stampa di sinistra sostiene che il governo vorrebbe imbavagliarla”, attaccano Vecchi e Sallusti, rassicurandoci che “non c’è pericolo” perché “non è vero” e “perché anche volendo non troverebbe il bavaglio”, spiegandoci che “quella dei giornalisti è una categoria che si imbavaglia già da sola o per conto terzi”, riferendosi non si sa bene a chi. Dall’incipit verrebbe da pensare che sia l’ennesimo editoriale cucinato per accarezzare il governo. Subito dopo arriva la sorpresa.
“Certo – scrivono Vecchi e Sallusti – a volte anche a noi capita di trattenerci dall’affondare il coltelo nella piaga quando le cose non girano come dovrebbero”, ci fanno sapere i due direttori. Li tranquillizziamo: a noi non capita, capisco che sia difficile da digerire. Ma perché i due direttori ci tengono a farci sapere di avere omesso magagne del governo per amicizia? Ecco subito dopo il gnegneismo: “Risultato di tanto sforzo e comprensione?”, scrivono i due, usando sforzo e comprensione come eufemismi per non dire altro: “Importanti ministri di questo governo – Guido Crosetto e Adolfo Urso – procedono a colpi di querela contro i pochi giornali non di sinistra – Il Giornale e Il Tempo – lamentando presunte inesattezze in articoli che li hanno riguardati”.
Sembra incredibile ma è proprio così: due direttori di giornali scrivono al governo per lamentarsi di essere stati chiamati in giudizio da due ministri nonostante siano stati amichevoli. Sembra una distopia. I due direttori comunque assicurano che non denunceranno “ridicoli e inesistenti bavagli”, ma lasciano intendere che i ministri in questione abbiano “l’idea maturata nella testa di arrotondare con qualche decina di migliaia di euro i non faraonici stipendi pubblicI” poiché “ognuno tiene famiglia e magari pure casa da ristrutturare”, riferendo evidentemente al ministro alla Difesa Crosetto.
Il boccone amaro dopo le querele
Il finale è commovente: “Che un governo di destra – scrivono Vecchi e Sallusti – provi a estorcere soldi a giornali che per loro, e direi nonostante loro, hanno combattuto e combattono gratis battaglie epocali contro chi li voleva e li vorrebbe morti, è il segno di quanto il potere possa dare alla testa e fare perdere lucidità”. Insomma, Sallusti e Vecchi ci dicono di stare tranquilli che non c’è nessun bavaglio, semplicemente ci sono “estorsioni” (testuale) di ministri nei confronti dei giornalisti. In effetti ora possiamo stare tutti molto più sereni. Sul fatto che i due direttori rimarchino di avere combattuto “gratis” le loro battaglie non c’è bisogno nemmeno di commentare. Il lamento dei direttori “di destra” – come si auto-definiscono – si aggiunge alla pioggia di querele e di reazioni di una legislatura che passerà alla storia per lo scarso senso del giornalismo.
Dalle nostre parti, alla redazione de La Notizia, abbiamo ricevuto querele e minacce di querela da parte di esponenti di primo piano del governo e della maggioranza. Soltanto per ricordare le più recenti, una richiesta di mediazione è stata presentata dal ministro Matteo Piantedosi per l’articolo del 21 settembre 2023 che, secondo lui “attribuiva erroneamente all’istante, Ministro dell’Interno, l’utilizzo dell’espressione ‘carico residuale’ riferita ai migranti deceduti a seguito del noto naufragio di Cutro”. Altra istanza di mediazione arrivata da Galeazzo Bignami che si è sentito diffamato “dal contenuto dell’articolo del 17 ottobre 2023 avente titolo ‘Le destre danno lezione di antisemitismo e poi intitolano strada ad Almirante”. Leggendo l’articolo, la frase incriminata dovrebbe essere quella in cui viene ricordato una foto, diventata virale, del viceministro ai Trasporti: “Del viceministro alle Infrastrutture di questo governo che si travestiva da nazista ‘per gioco’ (Galeazzo Bignami, Fratelli d’Italia) s’è detto e scritto”. Solo per citare due casi. C’è una differenza sostanziale: noi non “omettiamo”, non ci aspettiamo gratitudine non avendo nessuna delicatezza verso nessuno e non combattiamo battagli epocali “gratis”. Rispondiamo ai nostri lettori.