È arrivato il tempo che il governo dimostri che non esistono bambini di serie A e di serie B, ma che i minori vanno tutelati tutti indiscriminatamente senza che le “colpe” attribuite ai padri ricadano su di loro. Sonore le sconfitte in termini di avanzamento nel riconoscimento dei diritti dell’infanzia che si sono consumate in Parlamento e a Palazzo Chigi.
Il governo si ostina a non riconoscere i figli dei migranti. Eppure l’Italia ne ha tanto bisogno
Dalla bocciatura in Senato del certificato europeo di filiazione che tutela in egual misura il minore su territorio transnazionale al decreto Cutro che taglia fortemente i fondi destinati all’accoglienza costringendo il terzo settore a disertare i bandi indetti dalle Procure perché le risorse erogate non sarebbero sufficienti a garantire il rispetto dei requisiti minimi, inclusi quelli dei minori.
Nel primo caso il terrore delle destre è che il certificato costituisca un lasciapassare per i bambini nati in altri Paesi attraverso la pratica della maternità surrogata e, nonostante le rassicurazioni avute anche in sede di audizione dalla Garante dei diritti dell’Infanzia che ha dimostrato con solide argomentazioni come il rischio non sussista, hanno vinto i pregiudizi delle destre. Anche per i figli dei migranti, in particolare modo per i minori non accompagnati, non vince una protezione piena e civile delle loro giovani e fragili vite ma uno scaricabarile con i governi precedenti e le leggi da questi approvate, in questo caso quella che porta il nome di Sandra Zampa.
L’impressione che se ne ricava è che se non sei un bambino italiano, figlio naturale di una coppia eterosessuale, i tuoi diritti non sono equiparabili a quelli degli altri minori. Sarebbe interessante in tal senso accendere l’attenzione sull’annosa questione delle adozioni e la lunghissima lista di bambini che attendono di essere accolti in famiglie degne di amarli, di qualsiasi orientamento sessuale siano.
Proprio in questi giorni in cui parliamo di disagio giovanile in una chiave prevalentemente repressiva, sarebbe importante da parte dell’esecutivo un’azione forte nella direzione di una piena tutela dei diritti dei minori che produrrebbe peraltro un circolo virtuoso i cui benefici sono suffragati dai dati. Di questi giorni è il Rapporto “Il mondo in una classe.
Con lo stop al certificato europeo di filiazione e il decreto Cutro facciamo un grande passo indietro
Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane” che dimostra come gli studenti immigrati non godono delle stesse possibilità dei loro coetanei italiani e di come la nostra legge in materia, che risale a trent’anni fa e non riflette i mutamenti ormai radicato nel nostro tessuto sociale, non permetta la piena integrazione di bambini figli di immigrati che nascono, o giungono da piccolissimi in Italia.
Riconoscere piena cittadinanza a questi minori vuol dire alimentare un senso di appartenenza che si riflette sul loro rendimento contrastando ritardo scolastico, casi di dispersione e abbandono del percorso di studi. Il superamento delle disuguaglianze educative è l’obiettivo di una petizione come “Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia. È il momento di riconoscere i loro diritti!” che dovrebbe essere destinata a far rumore e che invece un governo sordo come l’attuale fa finta di non sentire. È giunto il tempo per il governo Meloni di porre fine a queste vergognose discriminazioni a danno dei minori e figlie dell’ideologia.