di Gaetano Pedullà
Meglio una fine mostruosa che una mostruosità senza fine. Deve aver pensato questo ieri il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni quando ha vuotato il sacco e avvisato il Pdl e gli italiani: sull’Imu il governo ha scherzato; abolire la tassa sulla casa sarebbe iniquo e con effetti recessivi. Tradotto: Palazzo Chigi non cancellerà un bel niente. Ora, poiché il taglio dell’Imu era la promessa d’onore che il Centrodestra aveva fatto ai suoi elettori, far marcia indietro significa costringere i parlamentari di Berlusconi a togliere la fiducia o a fare la figura dei fessi. Dunque un siluro che l’esecutivo spedisce contro se stesso. E siamo al terzo siluro sparato da area amica in tre giorni. Aveva cominciato Epifani escludendo ogni via d’uscita per garantire almeno l’agibilità politica al Cavaliere condannato. Poi era stato il turno di Renzi, che martedì aveva messo il suo stesso partito con le spalle al muro, ottenendo ieri – finalmente – la data del 24 novembre per le primarie alla segreteria del Pd. E adesso ci si è messo pure Saccomanni. Il tutto farcito da sempre più numerosi incidenti di percorso nei lavori parlamentari, con la maggioranza che va continuamente sotto. Sarebbe troppo persino per affondare una corazzata, figuriamoci per la scialuppa su cui naviga a vista Enrico Letta. Dunque a questo punto le urne sembrano davvero l’unica soluzione sensata, persino con l’attuale legge elettorale. Anche se nessuno può garantire quella governabilità che non è arrivata dall’ultima tornata, questa volta è molto più probabile che si arrivi a un responso chiaro. Renzi sa di poter giocare un ruolo centrale. Il Pdl pure azzoppato ha carte a volontà e i sondaggi confermano che con Marina Berlusconi leader può vincere alla Camera e al Senato. Grillo invece è in calo, ma saggiamente se ne frega dei sondaggisti, visto che con il suo movimento non ci hanno mai preso. Certo, Napolitano si metterà ancora di traverso. Ma anche sul Colle ormai sanno bene che tornare al voto non ha alternative.