Di Gaetano Pedullà
Ma siamo davvero alla svolta autoritaria? In questa Italia dove non ci si mette d’accordo su niente, dove ogni testa è un tribunale, dove i tempi della politica girano su un orologio completamente diverso da quello delle famiglie e delle imprese, ha senso accusare un Governo perché decide? E Pd e Forza Italia sono luoghi di coercizione solo perché stanno alzando l’asticella della disciplina di partito? Da giorni Il Fatto quotidiano, un giornale che molto spesso ci prende, sta bombardando le riforme e il rigore con cui Renzi e Berlusconi hanno serrato le fila dei loro schieramenti, ottenendo peraltro pochi risultati visto che sul nuovo Senato ci sono più di 7 mila emendamenti, molti dei quali con la firma di parlamentari azzurri, a partire da Minzolini.
Per Travaglio & C. andiamo verso una riforma identica a quella nei piani della P2, aprendo la strada ai grandi poteri “dell’uomo solo al comando” e dunque esponendo la nostra democrazia a derive di regime. Roba da far tremare i polsi. Poi però basta alzare lo sguardo da certe letture per vedere che l’Italia in cui viviamo non è proprio così. Anzi, l’eccesso di parlamentarismo, di consociazionismo e lobby continua hanno paralizzato ogni cosa. La riforma della Boschi mette le manette alla politica? E il premier e Berlusconi sono i padroni assoluti dei loro partiti? Ora, lasciando perdere il concetto di democrazia interna in un partito leaderistico come quello del Cavaliere, di voci diverse e di dissenso continuiamo a sentirne tanto. Quello che non si vede è invece una maggiore capacità nel fare le cose. L’uomo solo al comando preoccupa, ma nessuno al comando è drammatico.