La Procura di Roma, a quarant’anni esatti dalla sua morte, ha chiesto alla Digos di compiere nuovi accertamenti in relazione all’omicidio di Carmine Pecorelli, il giornalista ucciso il 20 marzo 1979 nella Capitale. Dopo la richiesta avanzata alcune settimane fa dalla sorella del direttore di Op, la Procura capitolina ha avviato una nuova indagine delegando gli investigatori della Polizia di svolgere una serie di accertamenti preliminari.
Nella richiesta di riapertura delle indagini, redatta dall’avvocato Valter Biscotti, Rosita Pecorelli chiedeva alla Procura di svolgere nuovi accertamenti balistici su alcune armi che furono sequestrate a Monza nel 1995 ad un soggetto in passato esponente di Avanguardia Nazionale. Si tratta, tra le altre, di una pistola Beretta 7 e 65 e di quattro silenziatori artigianali.
Nella richiesta si sollecitavano i magistrati a riaprire le indagini sulla base anche di una vecchia dichiarazione di Vincenzo Vinciguerra (ex estremista di estrema destra), raccolta dal giudice Guido Salvini nel 1992 e individuata dalla giornalista Raffaella Fanelli che lo ha intervistato su Estreme Conseguenze. Nella dichiarazione Vinciguerra sostiene di sapere chi avrebbe avuto in custodia la pistola usata per uccidere Pecorelli. Gli accertamenti al tempo non portarono a sviluppi investigativi.