Le acque agitate in casa Partito democratico scorrono anche attraverso il Piemonte. dove sulla graticola è finito il governatore dem, Sergio Chiamparino. Un’attesa di un’altra settimana, fino al 9 luglio, quando il Tar si pronuncerà sulla questione firme. La faccenda riguarda l’autenticazione per le firme delle liste: chi doveva farlo, a quanto pare, non era presente. Alcuni sottoscrittori avrebbero di non riconoscere alcun pubblico ufficiale e qualche pubblico ufficiale stesso avrebbe riconosciuto di non essere presente, tanto da riconoscere la propria firma sotto i moduli. Firme che quindi non sarebbero delle persone indicate.
NESSUN RIPENSAMENTO
In attesa della decisione il presidente della Regione Chiamparino ha già fatto sapere che mollerà la poltrona qualora venisse accolto il ricorso o anche se solo venissero accolte le osservazioni in attesa degli sviluppi penali della vicenda. Una presa di posizione chiara quella del governatore nonostante segnali e rassicurazioni che giungono direttamente da Roma per invitarlo a restare in sella e a non prendere decisioni affrettate. Lui però ha già deciso. Chiamparino se ne andrebbe immediatamente, anche perché non è sua intenzione restare fino all’ultimo secondo come fatto dal suo predecessore della Lega, Roberto Cota. Per il segretario del Pd e presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sarebbe un brutto colpo difficile da digerire.
LO SCONTRO DEMOCRATICO
L’umore è nero in casa dem. Chiamparino ce l’ha con il suo partito, con gli errori commessi dalle persone fidate. Una superficialità che Chiamparino proprio non riesce a sopportare. La segreteria regionale è sotto accusa. Insomma, un rovesciarsi di veleni senza esclusione di colpi. Una Regione che il Pd potrebbe perdere per delle banalità ampiamente evitabili.