C’è una forte crescita delle destre in Europa, ma ho l’impressione che i vari partiti di destra siano molto diversi tra loro.
Aldo Camerani
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Gentile lettore, la sua impressione è corretta. Guardando con le lenti “destra” e “sinistra”, ci accorgiamo che i conti non tornano. Quelle etichette sono obsolete. Pensi al Pd: si dice di sinistra, ma è il più fervente sostenitore del neoliberismo (quello di Reagan e Thatcher), tanto che alle ultime elezioni propugnava l’Agenda Draghi, cioè il progetto politico di un turbo-banchiere. E veda la coincidenza di posizioni tra Pd e FdI su tutte le tematiche riguardanti la guerra, la Russia e l’ossequio servile a Washington. La verità è che oggi il discrimine politico è la posizione internazionale: asservimento all’egemonia americana da una parte e aspirazione a un mondo multipolare dall’altra. Il primo campo è bellicista, il secondo pacifista. Sotto questa luce risulta chiaro che le destre in Europa sono molto diverse tra di loro. La destra francese della Le Pen, quella tedesca dell’Afd (ora secondo partito della Germania) e quelle austriaca, ungherese e olandese sono anti Nato, anti Ue, contrarie a dare armi a Kiev, mentre sono su posizioni pro Nato le destre italiane, spagnole e britanniche (gli inglesi, poi, sono un caso patologico di servilismo all’America). Uguale frattura corre nelle sinistre: quella tedesca di Sarah Wagenknecht e la Linke sono anti guerra sulle stesse posizioni dell’Afd di destra, mentre il Pd italiano e altri sono pro Nato. In due parole, è meglio cambiare tutte le etichette, perché c’è grande confusione sotto il cielo.
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