“Quelli che ad oggi non hanno raggiunto sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario sono soprattutto persone giovani. Accorciare questo intervallo non avrebbe effetti negativi e potrebbe dare qualche possibilità in più di accelerare la campagna vaccinale, è quindi un elemento da valutare con una certa attenzione”. È quanto ha detto nel corso della consueta conferenza stampa (qui il video) il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.
“Senza fare alcun allarmismo – ha aggiunto Rezza -, perché non mi sembra il caso, questa però è una situazione che ci mostra una tendenza a un certo peggioramento anche se stiamo ben al di sotto dei valori che si registrano in altri paesi dell’Europa centrale e orientale”.
“Ribadiamo che non parliamo mai in termini di riduzione assoluta del rischio – ha aggiunto Rezza -, anche se vaccinati. Se uno strumento non riduce del 100% ma del 90% dobbiamo essere contenti e non critici. Ridurre il rischio a livello della popolazione è molto importante. Abbiamo visto effettivamente che gli orientali avevano ragione, la mascherina è uno strumento potente, così come il distanziamento”.
“Non sono del tutto d’accordo con l’Organizzazione mondiale della sanità sulla terza dose – ha poi aggiunto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute – e sullo studio di Lancet, tuttavia io stesso avevo parlato di altruismo interessato per fare in modo che tutti abbiano accesso ai vaccini, l’accesso globale è nel nostro interesse”.
“Non si può però dire che le persone fragili non abbiano necessità della dose di richiamo – ha detto ancora Rezza -, bisogna invece garantire l’accesso ai fragili e alle popolazioni a basso reddito, le due cose non vanno in contrapposizione. Possiamo garantire dosi booster alla nostra popolazione e allo stesso tempo possiamo, anzi dobbiamo, favorire l’accesso globale ai vaccini”.