Putin si dice pronto ai negoziati di pace ma la Nato insiste: “Aumentare la spesa in armi degli Stati membri e il sostegno a Kiev”

Putin si dice pronto ai negoziati di pace ma la Nato insiste: "Aumentare la spesa in armi degli Stati membri e il sostegno a Kiev".

Putin si dice pronto ai negoziati di pace ma la Nato insiste: “Aumentare la spesa in armi degli Stati membri e il sostegno a Kiev”

Sembra uno scherzo, ma mentre Vladimir Putin è tornato a dirsi disponibile all’apertura di un negoziato che metta fine al conflitto in Ucraina, dalla Nato si sono affrettati a parlare di un bluff, per poi proporre l’aumento delle spese militari in chiave anti-russa. “Ho ripetutamente affermato che la Russia non solo è pronta per i negoziati, ma che a un certo punto, proprio all’inizio del conflitto, ha condotto questi negoziati e che è stato siglato anche un accordo reciprocamente accettabile”, ha dichiarato Putin, ma poi “la parte ucraina, su consiglio esterno, ha rifiutato questo accordo”.

Lo ha detto durante la cerimonia di presentazione delle credenziali agli ambasciatori stranieri, confermando come, ormai due anni fa, durante le trattative di pace tenute in Turchia, la fine del conflitto sembrava davvero dietro l’angolo. Una ricostruzione che, se confermata in toto, metterebbe a dura prova la retorica occidentale, che ha sempre affermato che è Putin a rifiutare ogni forma di dialogo. Una soluzione diplomatica che il Ministero degli Esteri russo, come spiegato dalla portavoce Maria Zakharova, spera possa sbocciare con il cambio della guida alla Casa Bianca (leggi articolo sopra): “Se qualcosa cambia nella politica degli Stati Uniti dopo le elezioni presidenziali, Mosca sarà pronta a valutare le potenziali proposte di Washington”.

Quel che è certo, continua Zakharova, è che Mosca “difenderà i propri interessi, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza nazionale” e che “per il leader degli Stati Uniti, chiunque sarà, sarebbe logico concentrarsi sulla soluzione dei problemi del suo Paese e non cercare avventure a decine di migliaia di chilometri dalle coste americane”.

Putin si dice pronto ai negoziati di pace ma la Nato insiste: “Aumentare la spesa in armi degli Stati membri e il sostegno a Kiev”

Davanti a simili aperture, sarebbe stato lecito aspettarsi un qualche commento da parte dell’Occidente che, anche solo dicendosi disponibile a tornare al tavolo dei negoziati, avrebbe potuto verificare se l’intento di Putin è sincero oppure se si tratta dell’ennesimo bluff. E invece niente. Dagli Usa all’Ue è stato dato poco peso alle dichiarazioni di Putin, preferendo rispondere con le solite dichiarazioni belliciste. A prendere una posizione netta è stato il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, al termine dell’incontro con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dichiarando che “rafforzare la nostra difesa è la priorità dell’Alleanza.

Per questo stiamo producendo più navi, mezzi e proiettili, anche per sostenere l’Ucraina.” Riferendosi all’Italia, il leader dell’Alleanza Atlantica ha voluto esprimere un ringraziamento “per gli 8,2 miliardi di spesa annunciati dal vostro Paese”, aggiungendo che è necessario “raggiungere il 2% del PIL il prima possibile”.

Ma più che le dichiarazioni, contano i fatti. E anche qui l’Occidente si dimostra ben poco predisposto a trattare con la Russia, visto che la Polonia ha annunciato che, sul suo territorio ed entro la fine dell’anno, verranno predisposti specifici campi di addestramento dove personale della Nato di varie nazionalità curerà l’allenamento della Legione ucraina. Questa sarà composta da militari volontari che, per prendere parte all’addestramento in Polonia, dovranno firmare contratti di servizio militare della durata di tre anni, a riprova del fatto che ci si aspetta una guerra ancora molto lunga.

Per l’Ucraina si mette sempre peggio

Il problema è che il tempo stringe, perché le truppe di Putin avanzano lungo tutta la linea del fronte a un ritmo sempre crescente. Secondo quanto riportato su X dal Ministero della Difesa britannico, sulla base di informazioni di intelligence, la scorsa settimana l’esercito del Cremlino è riuscito a guadagnare terreno in modo significativo. Un’avanzata che è stata resa possibile anche dall’invio, da parte di Kim Jong-un, di 12.000 soldati nordcoreani che, secondo il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, sono già operativi e hanno ingaggiato combattimenti “su piccola scala” nella regione russa di Kursk contro l’esercito di Kiev.

L’invio di truppe è stato duramente condannato dal presidente Volodymyr Zelensky e dalle autorità della Corea del Sud, quest’ultima definendo la mossa di Kim come “una minaccia esistenziale”. Dichiarazioni alle quali ha risposto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sostenendo che Zelensky sta cercando di “portare avanti un processo di internazionalizzazione del conflitto ucraino”, con il leader di Kiev che “sta cercando di fare di tutto per coinvolgere la Corea del Sud” nel conflitto.