Davanti ai timori di un disimpegno americano e nonostante le rinnovate minacce nucleari della Russia, Volodymyr Zelensky non vuole sentir parlare di accordi al ribasso che penalizzino l’ex repubblica sovietica e finiscano per premiare Vladimir Putin. Con un messaggio apparentemente rivolto agli alleati europei e, soprattutto, al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, il leader di Kiev ha voluto chiarire la propria posizione, affermando che: “L’Ucraina non si sottometterà mai agli occupanti e l’esercito russo sarà punito per aver violato il diritto internazionale”.
Ha poi aggiunto: “Ogni giorno chiediamo al mondo determinazione e forza sufficiente affinché l’Ucraina possa bloccare questi attacchi contro il nostro popolo. Ogni nuovo attacco da parte della Russia non fa altro che confermare le vere intenzioni di Putin: vuole che la guerra continui”. E ancora: “I discorsi sulla pace non gli interessano. Dobbiamo costringere la Russia a una pace giusta con la forza”.
Parole che trovano l’appoggio del segretario generale della Nato, Mark Rutte, il quale da Bruxelles ha dichiarato: “È importante che Putin non ottenga ciò che vuole, perché avremmo una Russia incoraggiata ai nostri confini, che guadagnerebbe in termini di territorio e capacità militare. E sono assolutamente convinto che non si fermerà qui. Quindi dobbiamo assicurarci che l’Ucraina prevalga nella sua lotta”. Per riuscirci, secondo il leader del Patto Atlantico, non basta la diplomazia, ma è necessario insistere su politiche più incisive: “È importantissima la produzione industriale di difesa: dobbiamo semplicemente fare di più”.
Sul punto Rutte ha poi aggiunto: “Dobbiamo incrementare l’industria della difesa e, fortunatamente, la Nato e l’Ue stanno lavorando a stretto contatto per riuscirci. Dobbiamo davvero farlo per ricostituire le nostre scorte e per assicurarci di essere pronti a opporci a qualsiasi avversario”. Sempre secondo il segretario generale della Nato, vista la delicata situazione internazionale, sono necessari ingenti investimenti: “Il tasso del 2% del PIL in armi che abbiamo raggiunto è un buon risultato, ma chiaramente non è più sufficiente”.
La Nato e l’Ue chiedono più fondi in armi: “Il 2% del Pil non basta più”
Ma non è tutto. Per Rutte, l’Occidente è giunto a un bivio esistenziale che richiede “una visione generale” di quanto sta accadendo e la capacità di agire di conseguenza. “Quando gli alleati consegnano sistemi d’arma all’Ucraina, è meglio non imporre loro restrizioni”, ha suggerito il leader della Nato, con un ennesimo appello – non troppo velato – ai Paesi membri affinché concedano, come già fatto dal presidente uscente degli Usa, Joe Biden, il loro via libera all’utilizzo delle armi fornite a Kiev per colpire in Russia.
Un punto su cui insiste quotidianamente anche l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, spiegando che il permesso di Washington a Kiev di colpire in profondità in Russia con armi americane “è conforme al diritto internazionale”. Borrell auspica che sempre più Paesi UE, oltre a Francia e Regno Unito, “seguano l’esempio degli Stati Uniti per consentire agli ucraini di utilizzare le armi per combattere contro i russi all’interno del territorio russo, perché è da lì che partono gli attacchi”.
Putin scatena il terrore atomico
Tuttavia, ciò che nessuno sembra considerare è che le mosse dell’Occidente potrebbero provocare un’escalation incontrollata del conflitto. A ribadirlo è il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha dichiarato: “I nostri militari e i servizi corrispondenti seguono la situazione il più da vicino possibile, in base alle informazioni ricevute. La Russia non resterà a guardare e risponderà alle minacce derivanti dall’uso di sistemi d’arma a lunga gittata forniti” dagli alleati a Zelensky. Potrebbe sembrare una semplice tattica, ma in queste ore, in una coincidenza inquietante, il presidente russo ha firmato un decreto che approva una dottrina nucleare aggiornata del Paese.
Nel documento si legge che la Russia ha ampliato i criteri per una risposta nucleare, includendo “l’aggressione da parte di uno Stato non nucleare con il supporto di un Paese nucleare”. La nuova dottrina giustifica una risposta atomica in diverse occasioni tra cui “l’impiego di sistemi di difesa missilistica, missili da crociera e balistici a media e breve gittata, armi non nucleari e ipersoniche ad alta precisione, droni d’attacco e armi a energia diretta che possono essere utilizzate contro la Federazione Russa”. Insomma questa nuova dottrina nucleare sembra modellata proprio in risposta al mutato contesto internazionale. E l’Occidente, anziché liquidare le dichiarazioni dello zar come “minacce vuote”, dovrebbe ponderare attentamente le proprie decisioni per evitare che la situazione sfugga definitivamente di mano.