Se il buongiorno si vede dal mattino, allora per l’Ucraina si prospettano tempi duri. Con l’offensiva nella regione russa di Kursk che si è impantanata, le forze russe di Vladimir Putin stanno aumentando, giorno dopo giorno, la portata degli attacchi. A spiegarlo è l’aeronautica militare ucraina, secondo cui la Russia, nelle ultime 24 ore, ha lanciato missili e droni su ben 11 regioni del Paese. Una serie di spaventosi bombardamenti che hanno tenuto in scacco, per oltre 5 ore, perfino Kiev, dove le sirene d’allarme hanno suonato a più non posso.
Attacchi che sono stati commentati su X dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il quale ha dichiarato che “a Zaporizhzhia, quattordici persone sono rimaste ferite a seguito di un attacco russo” a causa delle “bombe aeree che sono state sganciate su normali edifici residenziali e infrastrutture cittadine”. Lo stesso leader di Kiev, appellandosi agli alleati occidentali affinché inviino altre armi e munizioni, ha aggiunto che le forze del Cremlino “hanno effettuato attacchi con bombe guidate nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Sumy. A Hlukhiv sono stati danneggiati diversi edifici residenziali. Nella regione di Kharkiv sono stati colpiti condomini, infrastrutture energetiche e strutture mediche. Questo è il terrore quotidiano che l’Ucraina affronta”.
Putin mette a ferro e fuoco l’Ucraina e annuncia la mobilitazione di altri 130mila russi
Difficile non dargli ragione, visto che l’armata di Mosca continua ad avanzare nel Donbass, dove ieri è stato conquistato un altro villaggio, quello di Nelepovka, e tutto lascia pensare che le operazioni subiranno una nuova accelerata prima che sull’Ucraina arrivi il gelido inverno. Proprio per questo, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto per la leva autunnale con cui sono state richiamate 133 mila persone di età compresa fra i 18 e i 33 anni, che presto torneranno a combattere.
Una mossa che arriva proprio nel “Giorno della riunificazione”, ossia l’evento voluto dallo zar per celebrare l’annessione delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Un’occasione in cui lo zar ha fatto capire che la guerra è ancora lunga e che in Ucraina “verranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati”, affermando – come fa da tempo – che in realtà Mosca “ha cercato di raggiungere una soluzione pacifica al conflitto. Ma questi negoziati si sono conclusi con un inganno da parte delle élite occidentali, che durante questo periodo hanno trasformato l’Ucraina nella loro colonia e in un trampolino di lancio militare rivolto contro la Russia”.
Insomma, la tesi dello zar è che l’intervento militare è stato reso necessario dall’esigenza “di non abbandonare i nostri fratelli e sorelle” del Donbass. Un conflitto per il quale Putin continua a non assumersi alcuna responsabilità, sostenendo che a causare questa crisi sono stati i governi occidentali che “hanno sistematicamente instillato odio e nazionalismo radicale, incitato all’ostilità verso tutto ciò che è russo” e che poi, non contenti, “hanno fornito armi, inviato mercenari e consiglieri, preparato l’esercito ucraino per una nuova guerra”.
Sulle armi a lungo raggio contro Putin, l’Unione europea si divide ancora
Intanto, mentre nell’UE si continua a parlare di invio di ulteriori armi e del permesso a colpire in Russia, dov’è in corso un pressing sui Paesi – tra cui l’Italia – che non hanno ancora dato il loro assenso, a far rumore è la spaccatura sull’Ucraina che si sta consumando in Germania. Qui, forse complici le difficoltà elettorali della maggioranza, il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito la sua contrarietà a fornire i micidiali missili Taurus a Zelensky.
Parole che sono arrivate in risposta all’appello della ministra degli Esteri verde, Annalena Baerbock, che al contrario, al canale pubblico Ard, ha ribadito la necessità di inviare armi a lungo raggio per far trionfare l’Ucraina contro la Russia.