Putin furioso per l’Ok all’uso di armi americane in Russia: lanciato un missile intercontinentale sull’Ucraina per ammonire l’occidente

Putin è furioso per l'ok di Biden a usare le armi Usa in Russia e, in risposta, lancia un missile intercontinentale per avvertire l'occidente

Putin furioso per l’Ok all’uso di armi americane in Russia: lanciato un missile intercontinentale sull’Ucraina per ammonire l’occidente

Dopo le recenti mosse del presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha autorizzato Kiev a utilizzare mine antiuomo e armi a lungo raggio per colpire la Russia, era più che prevedibile una reazione rabbiosa da parte di Vladimir Putin. E questa non si è fatta attendere: l’esercito ucraino di Volodymyr Zelensky ha infatti rilevato – e denunciato – il lancio di un missile balistico intercontinentale, partito dalla regione meridionale di Astrakhan e diretto contro un’infrastruttura critica nella città centro-orientale di Dnipro, nel Donbass.

Si tratta di una reazione che va ben oltre le previsioni, in quanto questo sistema d’arma è in grado di percorrere migliaia di chilometri ed essere equipaggiato con testate nucleari. Proprio per la sua capacità di colpire ovunque nel mondo, utilizzando l’arma più temuta di tutte, appare evidente che lo zar, più che a Zelensky, abbia voluto inviare un ultimo avvertimento all’Occidente, scoraggiandolo dal continuare con quelle che il Cremlino definisce “continue provocazioni”.

Putin furioso per l’Ok all’uso di armi americane in Russia: lanciato un missile intercontinentale sull’Ucraina per ammonire l’occidente

Quel che è certo è che le indiscrezioni provenienti da Kiev non hanno trovato alcuna conferma da Mosca. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, si è limitato a dichiarare che non intende rilasciare commenti su una vicenda di competenza del “Ministero della Difesa” russo, che, tuttavia, continua a trincerarsi dietro il più stretto silenzio. Tuttavia, il fatto che il lancio ci sia stato appare evidente proprio dalle parole di Peskov, il quale ha successivamente aggiunto che “la Russia cerca di evitare un conflitto nucleare e spera che gli altri Stati agiscano allo stesso modo”. Peskov ha inoltre sottolineato come il recente utilizzo dei missili statunitensi Atacms e dei britannici Storm Shadow, già impiegati dagli ucraini sul territorio russo, “rappresenti una nuova e pericolosa escalation del conflitto”.

“Questa è una posizione molto irresponsabile da parte dell’amministrazione uscente di Joe Biden”, ha proseguito il portavoce, accusando anche gli alleati britannici guidati da Keir Starmer di continuare “a gettare benzina sul fuoco del conflitto ucraino, impedendo in ogni modo possibile la creazione di dinamiche per mettervi fine e, allo stesso tempo, usando l’Ucraina come uno strumento nella loro guerra contro la Russia”. È dunque evidente che ci troviamo di fronte a una linea rossa che il Cremlino non intende oltrepassare.

Sviluppi preoccupanti

In relazione alle crescenti tensioni, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha attaccato l’amministrazione americana uscente per aver annunciato, la settimana scorsa, l’apertura di una base Nato nell’ambito del sistema Aegis Ashore, parte dello scudo antimissile del Patto Atlantico, in Polonia, precisamente nei pressi della città di Redzikowo. Una mossa che la diplomatica ha definito “provocatoria” e che, secondo lei, conduce a “un aumento del livello generale del rischio nucleare”.

Ma non è tutto. Sempre la Zakharova, forse denunciando un certo nervosismo, ha criticato duramente Biden, accusandolo di voler fare in modo “che le operazioni militari continuino non solo quest’anno, ma anche il prossimo”. Secondo la portavoce, il Pentagono si sarebbe “affrettato a trasferire ciò che rimane degli aiuti militari al regime di Kiev prima dell’insediamento del presidente” Donald Trump. La funzionaria ha aggiunto che “questi fatti confermano ancora una volta la rilevanza dell’operazione militare speciale per denazificare e smilitarizzare l’Ucraina, eliminando le minacce che provengono dal suo territorio”.

Sul campo di battaglia, intanto, la Russia continua a macinare conquiste. L’ultima riguarda il villaggio di Dalneye, nella regione del Donetsk, dove le truppe di Mosca ormai controllano oltre l’80% del territorio della repubblica separatista. Insomma, dopo quasi tre anni di guerra, la pace in Ucraina appare ancora un obiettivo lontano.

La rivelazione

Intanto, dal libro “Libertà. Memorie 1954–2021“ di Angela Merkel, in uscita martedì prossimo, emerge come in Europa si discuta da tempo del possibile ingresso dell’Ucraina nella Nato. Tali istanze, secondo quanto riportato dal Die Zeit, furono osteggiate in tutti i modi dalla cancelliera tedesca, timorosa di potenziali rappresaglie militari russe.

Secondo il libro, l’ex leader della Cdu affrontò la questione durante il vertice della Nato tenutosi nel 2008 a Bucarest, in Romania, dove si discusse proprio delle richieste di adesione di Ucraina e Georgia al Patto Atlantico. In quell’occasione, i Paesi dell’Europa centrale e orientale, favorevoli a un’adesione nei tempi più brevi possibili, dovettero arrendersi di fronte alla riluttanza dell’ex cancelliera, che temeva soprattutto le conseguenze legate ai delicati rapporti tra Ucraina e Russia.

Particolarmente preoccupante, secondo Merkel, era la presenza della flotta russa nel Mar Nero, in prossimità della Crimea, dove, a suo avviso, sarebbe bastato un minimo errore per innescare un conflitto. Una previsione che si è effettivamente avverata nel 2014, con l’annessione unilaterale – e lampo – della penisola ucraina da parte della Russia, evento che ha spalancato le porte alla guerra tuttora in corso.