Il mandato di cattura per Putin è l’ultima trovata per convincerlo a usare l’atomica.
Carlo Urbani
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Gentile lettore, c’è solo da sperare nei nervi d’acciaio di Putin. La vicenda, se non fosse un preludio di tragedia, farebbe ridere già per il capo d’imputazione: rapimento di bambini. Ma come, con “migliaia” di presunti crimini di guerra di cui Zelensky e i suoi sodali blaterano da un anno (vi ricordate l’ospedale di Mariupol? Lo stupro come arma di genocidio? Le fosse comuni che invece erano un normale cimitero con la croce su ogni tomba? La camera di tortura che invece era uno studio dentistico?) neanche uno di questi aveva uno straccio di prova plausibile in un processo? Quindi erano tutte balle, al punto che l’Aja ha dovuto ripiegare sui bambini rapiti? Che poi in realtà si tratta di orfani del Donbass e bambini con le famiglie portati al sicuro in Russia per essere sottratti ai quotidiani bombardamenti ucraini. L’incriminazione di Putin è opera del presidente della Corte penale dell’Aja, il polacco Piotr Hofmanski, in combutta col suo amico Kuleba, giurista e ministro degli Esteri ucraino. In sostanza siamo a una sorta di colpo di mano guidato da Ucraina e Polonia. A quest’ultima, Washington ha sussurrato la possibilità di divenire dopo la guerra il Paese guida dell’Ue in luogo della Germania. È anche per questo che Varsavia sgomita in prima fila nelle attività anti russe, spalleggiata da tutti i paesi esteuropei tranne l’Ungheria. Davvero dovremo rassegnarci a finire in balia di questi dissennati?
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