Continua a rimanere fluida la situazione sul conflitto in Ucraina tra passi avanti e qualche passo indietro. Donald Trump domenica ha confessato di essere “molto arrabbiato” e “incavolato” con Vladimir Putin e ha minacciato l’imposizione di dazi al 25% sul petrolio russo nel caso non venisse raggiunto un accordo sul cessate il fuoco in Ucraina.
La frustrazione del presidente americano è emersa chiaramente in un’intervista a Nbc, durante la quale il tycoon ha criticato il presidente russo per aver minato la credibilità di Volodymyr Zelensky paventando un governo di transizione e un nuovo leader per l’Ucraina.
Il Cremlino getta acqua sul fuoco: pronti a colloquio con Trump
Per tutta risposta il Cremlino ha gettato acqua sul fuoco e ha affermato che il presidente russo “rimane assolutamente aperto a contatti con il presidente Trump, quindi la loro conversazione sarà organizzata molto rapidamente, se necessario”.
Ma, ha aggiunto, “la telefonata non è in agenda”. Così il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Che ha poi dichiarato che Mosca e Washington stanno “lavorando per attuare alcune idee relative alla risoluzione della questione ucraina”.
“Il lavoro è in corso, ma al momento non ci sono dettagli che potremmo o dovremmo condividere con voi. Il processo richiede tempo perché la sua sostanza è complicata”, ha spiegato ai giornalisti.
Zelensky valuta il voto per questa estate
Ma l’idea di indire elezioni in Ucraina a breve non è stata soltanto una proposta di Putin. La starebbe considerando anche Zelensky. Il quale, in una riunione la scorsa settimana, ha dato istruzioni di organizzare le elezioni dopo un cessate il fuoco completo, che gli Usa sperano di poter imporre entro Pasqua. Lo scrive l’Economist.
Se il presidente ucraino voglia avviarsi davvero su questa strada lo si capirà entro il 5 maggio, termine ultimo per un voto parlamentare per estendere la legge marziale, che scade l’8 maggio. L’annullamento della legge marziale è il primo, indispensabile, passo per avviare un processo elettorale.
Sui tempi, le fonti dell’Economist non sono concordi, ma secondo la maggioranza, Zelensky punta all’estate. La legge richiede almeno 60 giorni per la campagna elettorale, quindi la prima possibilità sarebbe all’inizio di luglio.
Trump minaccia Kiev sulle Terre rare
Ad ogni modo Trump non crede, nonostante le critiche a Putin, che lo zar farà dietrofront. Trump ribadisce di essere “rimasto in un certo senso deluso da alcune delle cose che sono state dette” da Putin “negli ultimi giorni riguardo a Zelensky perché lo considera non credibile”.
Putin “dovrebbe fare un accordo con lui, che gli piaccia o non gli piaccia. Quindi non ne ero felice. Ma penso che sarà bravo”, ha concluso Trump. Che con Kiev ha in ballo, non va dimenticato, l’accordo sulle Terre rare.
Zelensky sta cercando di “ritirarsi dall’accordo sulle terre rare e se lo fa avrà dei problemi, grossi, grossi problemi”, ha detto Trump. Ma l’Ucraina, a quanto pare, sta lavorando alle sue proposte per un accordo sui minerali strategici e spera di inviarle a Washington questa settimana. Ai messaggi di tregua si alternano quelli di guerra.
Zelensky alza il tiro con Mosca, Medvedev con l’Europa
“Oggi a Bucha ho detto che tutti noi vogliamo porre fine a questa guerra il prima possibile, con una sicurezza garantita, una pace duratura e con dignità. Cosa significa ‘con dignità’? Che la Russia non deve trarre alcun beneficio da questa guerra e non deve sottrarsi alla giusta responsabilità per ciò che ha fatto”, scrive sui social il presidente ucraino nel terzo anniversario della liberazione di Bucha.
“Non perdoneremo i crimini della Russia e questa guerra, perché perdonare significherebbe accettare che un sistema come quello russo attuale abbia il diritto di esistere e di espandersi a spese di altri popoli”, ha scritto ancora.
“Difenderemo l’Ucraina e ristabiliremo la giustizia: la Russia deve essere chiamata a rispondere di questa guerra”, ha ammonito.
I leader europei sono malati di russofobia, con effetti maniaco-depressivi, ma contro questa sindrome c’è un’ottima cura: i missili russi. E’ l’ultimo attacco del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitri Medvedev, ai leader europei.
In un post su Telegram, prende di mira il presidente francese Emmanule Macron, l’ucraino Zelensky, il finlandese Alexader Stubb, il premier britannico Keir Starmer e l’ex capo di Stato georgiano Mikheil Saakashvili, oltre alla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e l’Alta rappresentante Kaja Kallas.
“Una parte significativa dei politici europei si è ammalata di russomania (meglio detta russofobia) in forma acuta”, ha scritto su Telegram. “Il miglior effetto terapeutico è stato osservato durante l’uso combinato di sedativi forti come ‘Caliber’, ‘Onyx’, ‘Iskander’ (tutti sistemi missilistici, ndr)”, ha aggiunto, elencando anche altri armamenti russi.