Kamala Harris è ormai certa della nomination. Ma batterà Trump? Fino a ieri i giudizi su di lei non erano lusinghieri, però un sondaggio la dà a 44% contro il 42 di Trump.
Irma Ciaffi
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Gentile lettrice, il sondaggio della Reuters pare sia stato realizzato intervistando 361 elettori repubblicani e 402 democratici. Se è così, come potrebbe risultare vincente Trump? Oltretutto il vantaggio di Kamala è inferiore al margine d’errore (3,5%). Inoltre una crescita di consensi segue sempre un grande evento mediatico, come sono stati la caduta di Biden e il sorgere di Kamala. Ciò detto, la Harris è un’avversaria molto insidiosa per Trump. Non solo perché è più giovane ed eredita da Biden quasi 100 milioni di dollari in donazioni, ma anche perché a suo favore è già iniziato un gigantesco lavaggio del cervello, forse senza precedenti, operato dalla quasi totalità dei mass media, gli stessi che fingevano di non accorgersi dello stato di salute di Biden. La massa di fuoco pro dem (NY Times, W. Post, Cbs, Abc, Cnn e quasi tutte le tv) è impressionante. Le linee guida dell’assalto sono chiare: Kamala, ex procuratrice in California, impersonerà “la giustizia”, Trump “il malfattore”. Kamala è “donna”, Trump è “sessista”. Kamala è “di colore”, Trump è “razzista”. In verità la Harris è figlia di due professori universitari, appartiene a una classe sociale benestante e privilegiata, e non rappresenta in alcun modo i poveri immigrati di colore. Ma che importa? Stampa e tv trasformeranno il pulcino nero, politicamente goffo e fino a ieri molto disistimato, in un maestoso cigno bianco. Penso che ne vedremo delle belle.