Questa volta ce l’hanno fatta. Ritorna e sarà retroattivo l’assegno di fine mandato, abolito nel 2012, per gli assessori e i consiglieri della Regione Puglia. A deciderlo è stato il Consiglio regionale nell’ultima seduta, prima della pausa estiva, con un emendamento firmato dai capigruppo di tutti i partiti, maggioranza e opposizione, compreso il M5S. Che prova a “giustificarsi”.
“Per noi del M5S – dice la capogruppo in Regione, Grazia di Bari, come riporta il Corriere del Mezzogiorno – sarà ridotto come avviene per le indennità che percepiamo da consigliere. Abbiamo il massimo rispetto per i soldi dei pugliesi, come dimostrano anche le restituzioni che abbiamo fatto nella scorsa legislatura per oltre 600mila euro e che ovviamente stiamo facendo anche in questa legislatura per dar vita a nuovi progetti”.
Ma non la pensa così la consigliera pentastellata, la dibattistiana Antonella Laricchia, candidata contro Emiliano alle scorse elezioni, che era assente alla seduta e che ora parla di “scandalo”. “Se fossi stata presente – dice – avrei votato no e avrei denunciato quanto stava accadendo. Già nella scorsa legislatura avevano provato a reintrodurre il trattamento di fine mandato, non riuscendoci. Questa volta invece nel silenzio generale questa norma è passata. Non si tratta di una normale liquidazione, come stanno cercando di far passare, dal momento che i soldi saranno versati solo dalla Regione – aggiunge a Repubblica Bari – mentre normalmente sono i lavoratori ad accantonare una quota mensile del loro stipendio per il tfr”.
Nessuno perderà nulla e, nel caso di morte del beneficiario, ad incassare saranno gli eredi. Si tratta di poco più di 7mila euro lordi per ogni anno trascorso in Consiglio. Insomma: 35.500 euro per ogni eletto a fine legislatura se durerà per il suo decorso naturale. Il che significa che la Regione dovrà sborsare quasi 2 milioni di euro per il quinquennio. Il blitz estivo sulla buonuscita restaura quanto era stato abolito durante la giunta Vendola insieme ai vitalizi.
L’emendamento prevede che “a partire dal 1 gennaio 2013, a coloro che hanno ricoperto le cariche di consigliere regionale o di componente della giunta regionale, spetta l’assegno di fine mandato anche se cessati dalla carica nel corso della legislatura”. Il peso dell’indennità “è fissato nella misura dell’ultima mensilità dell’indennità di carica lorda percepita dal consigliere cessato dal mandato, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato”.