I numeri parlano per tutti. Il nuovo talk show a tema politico di Rai 3 condotto da Nunzia De Girolamo “Avanti popolo” rischia di diventare in assoluto il programma emblema dei flop di Viale Mazzini e del suo nuovo corso. La terza puntata ha registrato, semmai ce ne fosse bisogno, un allarmante calo in termini di ascolti. Dopo l’anonimo esordio, settimana scorsa il programma aveva registrato un incremento di share grazie all’ospitata di Fabrizio Corona, ma il terzo appuntamento si è rivelato un buco nell’acqua, con un brusca discesa al 2,6% di share.
Share a picco per tutti i nuovi programmi proposti dalle reti Rai. E Viale Mazzini non muove una paglia
Un disastro bello e buono che non trova giustificazione se non nella costruzione di un programma che, nei fatti, non funziona. Non ha funzionato con l’intervista-tinello al marito Francesco Boccia, non ha funzionato col semi-trash ospitando Fabrizio Corona, non ha funzionato – men che meno – ieri nonostante si sia parlato (tanto per dire) di calcioscommesse alla presenza del ministro più discusso del governo Meloni, il titolare dello Sport Andrea Abodi.
Ai piani alti di Viale Mazzini, però, si ostenta tranquillità. Ci si copre dietro al fatto che cambiare l’intellighenzia di sinistra richiede tempo e soprattutto una sorta di rivoluzione culturale. La realtà, ovviamente, è ben diversa. Sebbene sia innegabile che per anni la televisione pubblica sia stata oggetto di un circoletto privilegiato che ha fatto il bello e il cattivo tempo, è un fatto – sono gli ascolti a dirlo – che i nuovi programmi sono un disastro dietro l’altro. E che, invece, i volti storici della Rai che hanno emigrato altrove (Bianca Berlinguer a Rete4 e Fabio Fazio sul Nove) stanno facendo la fortuna di quei programmi. La domanda nasce spontanea: chi ci ha guadagnato da questi passaggi? Sebbene qualsiasi meloniano o leghista direbbe che meglio averne fatto a meno, la Tv vive di numeri e i numeri raccontano un cambiamento disastroso che si prova a coprire con la scusa del cambiamento (che in realtà manco c’è stato).
L’elenco ovviamente è lungo. E fa più male, sebbene come detto di finga del contrario, perché era stato presentato dalla nuova dirigenza come uno sforzo epocale, quasi sovraumano. Proprio nel giorno di presentazione dei palinsesti invernali, i vari direttori avevano sottolineato con grande enfasi l’impegno occorso per lanciare format nuovi di zecca. “Abbiamo 30 nuovi programmi, parecchi talent di varie tipologie tra access prime time e seconde serate. Abbiamo fatto ripartire la macchina aziendale motivandola, coinvolgendola”, aveva spiegato in quell’occasione l’amministratore delegato Roberto Sergio. Una motivazione che, però, sembra essersi già smarrita. I tanti esperimenti e nuovi programmi mandati in onda stanno raccogliendo risultati piuttosto deludenti.
La terza puntata di “Avanti Popolo” è andata peggio delle prime collezionando un misero 2,6%
Dal “Provinciale” in prima serata al posto di “Che tempo che fa” al nuovo programma di Caterina Balivo (“La volta buona”) passando per Max Giusti e Pino Insegno, pare proprio che la tv meloniana non ne imbrocchi una non solo nel campo degli Approfiondimenti ma anche in tutti gli altri. Con l’aggravante – di cui tanto si è parlato – dei costi non proprio contenuti. L’esempio è ancora una volta il programma della De Girolamo. Secondo notizie di cronaca il budget messo a disposizione per ogni puntata è pari a circa 200mila euro, che per tutta la stagione (32 puntate) fanno 6,4 milioni. Una cifra considerevole per un programma d’informazione, realizzato in appalto esterno parziale con la società di produzione Fremantle. “Cartabianca”, per dire, costava sugli 80mila. Ma a Viale Mazzini, come detto, si fa finta di nulla. Ma fino a quando?