di Virginia Spinelli Giordano
Figli modello, amici fedeli, partner premurosi. Improvvisamente però, qualcosa li trasforma in assassini, capaci di uccidere per soldi, noia, eccitazione o spesso senza un vero motivo. Una drammatica realtà, che purtroppo trova riscontro in parecchi fatti di cronaca. Il dramma più recente, quello dei due assassini di Luca Valani, seviziato e ucciso per vederne l’effetto. Tanti, forse troppi, i casi che continuano a sconvolgere l’Italia. Ma ciò che allarma di più è il fatto che tutti hanno un unico comun denominatore: la giovane età di insospettabili criminali. E cosi la domanda: cosa spinge questi “bravi ragazzi”, spesso inseriti nella società, e in un contesto familiare sano ed equilibrato, a compiere un delitto con tanta violenza?
VANNO AIUTATI – I giovani hanno bisogno d’aiuto. Non bastano social, cellulari o altre competenze tecnologiche. Le nuove generazioni soffrono di una grave incompetenza emotiva. Sbalzi di umore, conflittualità con il mondo degli adulti, disinteresse per il percorso scolastico, disturbi alimentari. Sono questi alcuni dei segni di un malessere che coinvolge fasce di giovani sotto i 30 anni. Una realtà dei nostri giorni, segnata da una crescita allarmante di ragazzi che sentono il bisogno di confidarsi con psicologi per combattere la loro solitudine. Anche tra gli esperti, le ragioni del malessere giovanile sono ancora incerte e divergenti. Per lo psicologo Armando Ingegnieri, questi disturbi sono principalmente causati da stati d’ansia. I ragazzi provano un senso di smarrimento, che nella maggior parte dei casi sceglie di contrastare attraverso gesti eclatanti, che vanno oltre i limiti dell’esagerazione. Infatti, sono sempre di più i giovani che scelgono come via di fuga dalla realtà, l’uso spropositato di alcol e droga. Una trasgressione diventata ormai abituale, e che ha come obiettivo principale il conseguimento di uno stato di cosiddetto “sballo totale”, ovvero apparente benessere ed euforia. Ma per la neuropsichiatra Francesca Fabrizi, questi disagi sono un campanello d’allarme che ci invitano a riflettere soprattutto sul ruolo dei genitori e degli adulti nella società odierna. Le sofferenze, il senso di abbandono si creano molto spesso anche all’interno di famiglie normali. Esiste nei parenti una sorta di narcisismo: genitori disinteressati e totalmente impreparati ad affrontare i problemi dei figli. Non a caso, i giovani non riconoscono nelle figure familiari un modello da imitare, né una figura con cui confidarsi.
NON SOLO REGOLE – Per Maria Rita Parsi, psicologa tra le più in note, non sono soltanto i ragazzi ad avere bisogno di sostegno, ma anche le famiglie. Dare un senso di responsabilità ai genitori, che non significa necessariamente imporre regole ed obblighi ai figli, ma anche metterli a conoscenza della realtà, dei rischi, dei pericoli legati alle devianze.