di Clemente Pistilli
Il futuro delle Province resta incerto, la battaglia tra chi vuole sopprimerle perché considerate enti inutili e chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di tenerle in vita è in pieno svolgimento. Un quadro indefinito, che non sembra però bloccare gli affari milionari che ruotano attorno a tali amministrazioni. Dal Tar della Lombardia arriva una sentenza con cui la Provincia di Milano è stata condannata a pagare oltre dieci milioni di euro a quella di Monza e della Brianza.
Poteri in bilico
In Italia sono apparentemente tutti d’accordo a creare un sistema efficiente e poco costoso, a cancellare enti inutili e sperperi di denaro pubblico, ma all’atto pratico diventa sempre quasi impossibile eliminare una poltrona. Le Province negli anni sono così riuscite a resistere e anziché sparire sono aumentate di numero. A tentare di cancellarle non solo a parole è stato Mario Monti, anche se l’idea alla fine si era tradotta più in un accorpamento che in una eliminazione. Immediatamente è scattato il ricorso alla Corte Costituzionale e il piano di “Super Mario” è finito nel cestino. Ora a tentare l’impresa è Letta, con un disegno di legge del ministro Graziano Del Rio che è al vaglio della Commissione affari costituzionali della Camera. Enti inutili addio? Anche questa volta si parla di riordino e di creare le città metropolitane, cancellando un potere e sostituendolo con un altro. Una situazione nebulosa.
Il nord non cede
La maggiore resistenza all’addio per le Province sta arrivando dal Nord e in campo sono scesi gli immancabili sondaggisti. Mercoledì scorso, a Palazzo Isimbardi, gli enti del settentrione d’Italia si sono riuniti e hanno ascoltato l’esito di un’indagine compiuta dall’Ispo nei piccoli Comuni. Renato Mannheimer, re dei sondaggi, ha assicurato, con notevole gioia degli amministratori provinciali, che il 65% dei sindaci intervistati non ritiene la riforma delle Province una priorità e che il 64% non pensa che porterà lo Stato a risparmiare. Per il 57% degli intervistati, inoltre, dire addio a tali enti significherebbe perdere un riferimento. Tra chi invoca un nuovo ricorso alla Consulta e chi dipinge scenari apocalittici, con un totale caos istituzionale, a difesa delle Province è intervenuto lo stesso presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha definito il disegno di legge di Del Rio un obbrobrio. Sulla stessa linea il presidente dell’Unione delle Province Italiane, Antonio Saitta, al timone dell’ente di Torino.
Il business milionario
In mezzo a tanti dubbi l’unica certezza sembra essere però data dal fatto che le Province rappresentano attualmente un ricco affare e, se verranno cancellate, porteranno patrimoni notevoli in eredità ad altri enti. Proprio dalla Lombardia arriva infatti una sentenza del Tar di Milano, che condanna Palazzo Isimbardi a pagare 10.299.727 euro alla confinante Provincia di Monza e della Brianza, istituita nel 2004 e diventata operativa nel 2009, in cui sono confluiti numerosi Comuni che prima facevano capo all’ente meneghino. Si era subito creato il problema di dover distribuire il patrimonio tra i due Palazzi e la giunta meneghina, all’epoca presieduta dal democratico Filippo Penati aveva alla fine dato l’ok a concedere al nuovo ente 36 milioni di euro, come conguaglio per la divisione dei beni. Una cifra contestata però dall’attuale giunta, guidata da Guido Podestà, del Pdl. A creare altre frizioni era poi subentrato il passaggio di altri cinque Comuni con Monza, con un accordo del 17 dicembre 2010 per pagare a quel punto oltre dieci milioni. Podestà, ex europarlamentare ed ex esponente di Forza Italia, non ha tirato fuori un centesimo e il braccio di ferro è diventato tutto interno al Pdl, tra lui e il collega di Monza, Dario Allevi, ex An, che ha chiesto e ottenuto lo scorso anno dal Tar un decreto ingiuntivo. Non ricevendo ancora nulla, Allevi è così tornato a bussare al Tribunale amministrativo, che ha ora condannato l’ente milanese a pagare.