“Sono 35 anni che sono in Rai, è il momento più complicato dell’azienda, è un momento complicato per il Paese, si va verso una sorta di desertificazione dell’informazione pubblica. Credo si stia completando un circolo al termine del quale sarà impossibile fare informazione, dobbiamo reagire”. Parola del giornalista e conduttore Rai Sigfrido Ranucci, che ieri è intervenuto alla Stampa Estera all’evento “Informazione, emergenza democratica”.
Per il giornalista uno dei principali scogli alla libera informazione è rappresentato dalle querele temerarie: “Io personalmente sono arrivato a 196 tra querele e richieste di risarcimento”, ha ricordato, “ma non paga la Rai, come a volte si sente dire. La Rai paga la tutela legale ed è obbligata a rivalersi sui giornalisti, quindi noi siamo obbligati a vincere sempre”.
La circolare liberticida sulle immagini
Ma Ranucci è andato oltre la sterile lamentazione e ha fatto un altro esempio concreto della compressione democratica in corso in Rai per volontà dei suoi vertici. Ha infatti citato la comunicazione interna Rai 1864/2025, a titolo “Gestione consegna ed archiviazione dei prodotti dei filmaker esterni”, destinata a indicare la “corretta gestione” di tutto il materiale girato che entrerà a viale Mazzini.
Un altro passo verso l’orbanizzazione della Rai
Il perché proprio quella circolare rappresenta un altro tassello verso l’orbanizzazione del Servizio pubblico lo hanno spiegato gli esponenti M5S in commissione di vigilanza Rai: “Oggi Sigfrido Ranucci ha denunciato una circolare che impone ai giornalisti di consegnare tutti i filmati, anche quelli grezzi, aprendo la strada a un controllo centralizzato del materiale giornalistico e mettendo a rischio le fonti giornalistiche. Un atto grave, che mina l’autonomia editoriale e mette a rischio la tutela delle fonti”.
Cosa dice la circolare Rai
In effetti il documento firmato dall’Amministratore delegato Giampaolo Rossi, “rammenta” la “necessità di avvalersi, per l’acquisizione e la movimentazione del materiale firmato di redazione, della piattaforma ‘Rai Delivery System’”. E aggiunge: “Tale piattaforma è lo strumento predefinito anche per la consegna dei filmati da parte dei/delle filmaker esterni/e con contratto di lavoro autonomo, salvo che l’interesse aziendale suggerisca una diversa modalità, quale ad esempio la consegna diretta dei supporti di memoria professionali, da comunicare in modo tracciato”. E conclude ricordando che “per ineludibili esigenze di tutela e protezione del patrimonio informativo aziendale si deve intendere in ogni caso escluso il ricorso a servizi/strumento di trasferimento file diversi da quelli predisposti in Rai”.
Un abile giro di parole che nasconde una chiara volontà di controllo da parte dei vertici di viale Mazzini su qualunque immagine pervenga in una qualsiasi redazione della Rai. Con buona pace del segreto e della tutela delle fonti.
L’appello dei Cinque Stelle: “Ritiratela”
“Questa mossa si inserisce in un contesto inquietante di querele temerarie, leggi bavaglio e scandali intercettazioni che, insieme a questa circolare Rai, assume i contorni di una intimidazione sistematica alla libertà di stampa”, sottolineano ancora i pentastellati.
“Il diritto-dovere di informare non può essere sottoposto a sorveglianza. Il giornalismo libero è l’ossigeno della democrazia. Difendiamo le fonti. Difendiamo il giornalismo. Diciamo no a ogni tentativo di controllo e censura. Chiediamo alla Rai di ritirare questa circolare o di rivederla garantendo la tutela assoluta delle fonti”, concludono i pentastellati.
la risposta dei vertici Rai
E la risposta giunta in serata dai vertici Rai non ha certo rasserenato gli animi. “Nessun allarmismo e soprattutto nessuna azione di controllo”, si legge, “La circolare aziendale non è altro che un dispositivo, nato da un rilievo della Direzione Internal Audit, che prevede l’utilizzo di una normale piattaforma per la gestione, la consegna e l’archiviazione dei prodotti dei filmaker”. Sarà, ma il problema della tutela delle fonti rimane aperto…