Con la tregua pattuita tra Israele e Libano, forse inizierà un periodo di pace. Lo spero proprio, per quella povera gente.
Alfio Mercuri
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Gentile lettore, non si faccia illusioni. Dal continuare la guerra Netanyahu trae i suoi bravi benefici, soprattutto personali, perché prolunga la sua permanenza al governo e causa un ulteriore rinvio dei suoi processi per corruzione. Ma è l’intero establishment israeliano che propende per la guerra. L’esercito continuerà a colpire Gaza, dove vengono uccisi 80 bambini al giorno in una delle più sconvolgenti carneficine della Storia, di cui Usa ed Europa sono totalmente complici. Ma Gaza – dove i coloni ebrei annunciano candidamente di voler costruire “meravigliosi villaggi sulle sue spiagge dorate” – non basta più. Il prossimo obiettivo è quasi certamente la Siria. Dopo aver colpito Hezbollah, Tel Aviv mirerebbe all’altro grande alleato dell’Iran, in preparazione del redde rationem finale con Teheran. I segni ci sono. Le milizie ribelli della Siria, dette anche “tagliatori di gole moderati”, in passato armati da Usa e Arabia Saudita, hanno ripreso le loro attività. Non sembra un caso. Sono formazioni che trovano compiacenza in Israele e non si esclude siano eterodirette, oltre che da Washington, anche da Tel Aviv. E poiché il Medio Oriente è uno dei posti più infidi del pianeta, dove nulla è mai come appare, anche la Turchia potrebbe essere della partita contro la Siria. Erdogan, che ha accusato Israele di genocidio con grandi proclami emozionali, di fatto non ha mosso un dito per i palestinesi e ha continuato tranquillamente a commerciare con lo Stato ebraico.
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