Le dinamiche della contrapposizione politica portano solitamente ad errati automatismi nell’attribuzione di una battaglia politica a una forza o a una coalizione partitica, piuttosto che a un’altra. Per ciò che concerne le politiche migratorie sembra che la regolamentazione e la gestione dei flussi in ingresso nel nostro paese, che essendo frontaliero è maggiormente esposto al problema, siano unicamente obiettivi della destra, mentre alla sinistra piacerebbe l’accoglienza deregolamentata in nome di un “buonismo” che spesso le viene attribuito.
Così il pragmatismo di destra è contrapposto al velleitarismo di sinistra e lo scontro pubblico, che diventerà incandescente in vista delle elezioni europee, è servito. Il principio che dovrebbe invece essere il presupposto fondativo di qualsiasi soluzione a un tema di così grande complessità e delicatezza è il riconoscimento del valore della vita che prevede non vi siano persone di “serie A” e di “serie B” catalogate in base all’area geografica di appartenenza – fortunata o meno – del mondo.
L’indignazione collettiva dinanzi alle morti in mare sta affievolendosi, nonostante il Mediterraneo custodisca corpi esanimi che sfuggono alle fredde e già di per sé ingenti quantificazioni, e risvegliare le coscienze è un compito che sembra essere assolto in questo momento unicamente dal mondo cattolico, dalle organizzazioni del terzo settore e alle forze politiche di opposizione, con dei doverosi distinguo. Il fronte compatto che vede il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico reclamare un’azione governativa che sia improntata al rispetto dei diritti umani e al salvataggio di vite in mare è il doveroso argine alle drammatiche conseguenze di operazioni che la Meloni esibisce come medaglie.
Gli sbarchi sulle nostre coste sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo nello scorso anno
Il memorandum siglato tra l’Unione Europea e la Tunisia per cui vengono esternalizzate le frontiere in cambio di denaro, così da arrivare a un blocco delle partenze, ha già fallito: gli sbarchi sulle nostre coste sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo nello scorso anno e i 41 morti dell’ultimo naufragio pesano sulle nostre coscienze, sommati agli altri. Invocare una “mare nostrum” vuol dire ricordare agli Stati membri i vincoli posti dal diritto internazionale in materia di attività di ricerca e salvataggio in mare e la compatibilità delle misure assunte con il diritto dell’Unione Europea.
Si preferisce stringere accordi con dittatori che víolano il rispetto dei diritti umani arrivando a legittimarne il ruolo e relegandoci in una posizione ricattabile che ci rende ancor più vulnerabili. Le motovedette con cui continuiamo a foraggiare la Libia sono forse servite a salvare qualche vita in mare, o a ridurre le partenze? Le imbarcazioni, stando alla missione Sibmill gestita dal Ministero dell’Interno italiano, dovrebbero essere utilizzate per contrastare il traffico illegale dei migranti e controllare le frontiere ma a nulla sono servite se non a sperperare soldi pubblici.
Il governo Meloni, che si intesta un ruolo da protagonista in Europa in tema di migranti, ha agito sulla scia di fallimenti passati
Il governo Meloni, che si intesta un ruolo da protagonista in Europa in tema di politiche migratorie, ha agito sulla scia di fallimenti passati che venivano osteggiati quando dai banchi dell’opposizione poteva sbandierare il blocco navale come panacea per tutti i mali! E se gli arrivi dei migranti non diminuiscono, mentre i morti in mare crescono, non va meglio a quelli che approdano sulle nostre coste. Il Decreto Cutro si muove nel solco tracciato dal governo Minniti, tanti proclami per tornare alle politiche del 2017 del governo Gentiloni, e spinge per un rafforzamento dei Cpr (Centri per il rimpatrio) che generalmente vedono le regioni riluttanti e i cui fondi destinati non si capisce bene dove saranno presi.
Le organizzazione del terzo settore lamentano non a caso la gestione di tipo emergenziale di un problema strutturale come quello migratorio e potrebbero arrivare a disertare i bandi indetti dalle prefetture sui Cpr in quanto vengono meno una serie di tutele dei diritti del migrante a partire da una riduzione significativa della somma pro capite che non permetterebbe di rispettare i requisiti minimi dell’accoglienza, senza contare l’assenza di assistenza psicologica e legale.
Il governo Meloni a meno di un anno dall’insediamento ha mostrato su uno dei temi più caldi della sua propaganda identitaria totale incapacità continuando a spacciare per un successo il fallimento che è sotto gli occhi di tutti, numeri alla mano. L’imperdonabile colpa è non riconoscere che a quei numeri corrispondono delle vite che avevamo il dovere di salvare e proteggere.