Quota 41 non sarà soltanto l’ennesimo scivolo piazzato in Legge di Bilancio ma diventerà strutturale: il piano sulla riforma delle pensioni del Governo Meloni per il 2023 è stato illustrato dal sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni.
Pronta la riforma delle pensioni per il 2023: Quota 41 sarà strutturale
“La scelta è chiara. Quota 41 è un metodo, non uno spot”, ha detto Freni durante l’intervista rilasciata a Il Messaggero. In questo modo, il politico della Lega ha confermato la linea dell’esecutivo, tratteggiando in modo quanto mai approssimativo la tabella di marcia dell’esecutivo. “Solo ragioni di costo hanno richiesto l’inserimento di un coefficiente anagrafico a 62 anni, ma il futuro è verso l’azzeramento progressivo del limite di età. Quindi si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età”, ha spiegato.
Il Governo Meloni, quindi, ha intenzione di rendere strutturale Quota 41 senza vincolarla a un limite di età.
Il piano del Governo Meloni: via i lavoratori con 41 anni di contributi senza limite di età
In occasione dell’intervista, Freni è intervenuto anche su Opzione Donna, misura che è poi diventata marginale e che è stata sfruttata solo da poche migliaia di lavoratrici. “Non era sostenibile economicamente nella versione conosciuta sino ad oggi”, ha aggiunto. E ha promesso: “Vedremo di trovare una quadra migliorativa”.
Tornando sul tema delle pensioni e focalizzandosi sulle rivalutazioni, infine, il sottosegretario all’Economia ha concluso: “Abbiamo scelto di supportare in modo deciso i redditi medio bassi, limitando la rivalutazione previdenziale solo a determinate fasce. Abbiamo creduto giusto supportare chi ha più bisogno, chi a fronte dell’inflazione galoppante ha perso maggiore potere di acquisto, partendo dalle pensioni più basse. È stata una scelta politica”.