Non so se Piero Fassino è sfortunato o che altro, ma mi pare improbabile che abbia voluto rubare una boccetta di profumo, con quel che guadagna. Lo stanno mettendo alla gogna per niente, secondo me.
Anita Volterra
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Gentile lettrice, quando è uscita la notizia che Fassino era accusato di taccheggio nel duty-free dell’aeroporto di Fiumicino, ho provato pietà per lui. Una debolezza irrazionale lo esponeva al pubblico ludibrio, pensai. Ritenni che forse gli addetti alla sicurezza erano stati troppo severi: avrebbero potuto permettergli di pagare la boccetta di profumo e chiuderla lì. Ma poi si è saputo, da notizie successive, che l’ex segretario dei Ds era stato colto in flagranza di furto, o così pare, altre due volte in precedenza nello stesso duty free. Allora forse non si è trattato di un raptus o di un’ingenuità occasionale, ma di qualcosa di più radicato. La mente umana ha pieghe oscure, indecifrabili, e la cleptomania, abituale o saltuaria, è una di quelle. Anni fa a Beverly Hills fu sorpresa a taccheggiare l’attrice Winona Rider: nella borsa le trovarono calze, reggiseni e altri oggetti. Confessò di essere una cleptomane abituale e fu condannata a tre anni di libertà vigilata e obbligo di cure psichiatriche. Forse è il caso anche di Piero Fassino. Aggravato dal fatto che si crede sottopagato – con uno stipendio da parlamentare! – e piange miseria in pubblico: ricorda quell’imbarazzante discorso alla Camera in cui mostrò la busta paga da deputato? Evito le facili battute su cleptomania e classe politica, ma ricuso il mio primo moto di pietà e dico solo: che la giustizia faccia il suo corso.