Di Mauro Munafò per l’Espresso
Nel mondo degli stage gratuiti, dei contratti precari, dei co. co. co. e delle finte partite Iva, non si era ancora visto un “tirocinio” per sagrestano, per di più pagato da un ente pubblico. Adesso questo poco invidiabile primato lo ha conquistato la Regione Sicilia con il suo “Piano Giovani”, un progetto da venti milioni di euro con cui l’ente territoriale prova a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro degli under 35.
“Il progetto ha la finalità di rafforzare le opportunità di transizione scuola-lavoro, disoccupazione-lavoro, inattività-lavoro e contenimento del disagio della non occupazione giovanile in Sicilia”, si legge nel bando che illustra il progetto siciliano lanciato dalla giunta di Rosario Crocetta, “e quindi di realizzare interventi di formazione on the job, sotto forma di tirocinio di formazione ed orientamento, nonché di inserimento/reinserimento, che prevedono l’assegnazione di facilitazioni economiche per i percorsi di formazione avviati”.
Dove la Regione abbia però visto la “formazione e l’orientamento” nei tirocini che le aziende propongono è tutto da capire. Il progetto funziona infatti così: attraverso un sito, i vari datori di lavoro inseriscono delle richieste per avere dei tirocinanti, specificando il lavoro che dovrebbero svolgere, la località dell’impresa e il titolo di studio richiesto. I giovani interessati provvedono poi a segnalare il proprio interesse e vengono eventualmente ricontattati.
Ma iscrivendosi al sito in questione si scopre che tra i tanti annunci c’è davvero di tutto: tirocini per cameriere, per commessi, per addetti alla ricarica dei distributori automatici, per operai di ogni tipo e genere. Decine e decine di lavori che di norma non richiederebbero alcun tirocinio, per di più pagato dal pubblico.
Dagli annunci per manovalanza non specializzata si arriva poi a richieste palesemente contro la legge: continui riferimenti alla “bella presenza” e richiesta di lavoratori di un determinato sesso (quindi discriminatori). E, come spesso accade, il passo dallo scandalo alla farsa è breve: ecco allora gli annunci per “guardapecore”, per “addetti ai bovini”, per non chiarissimi “scavatori manuali” (tirocinanti che devono scavare con le mani?), badanti, “donne tuttofare” o addirittura “comici”, ma con esperienza. E per fortuna che di tirocinio si trattava.
Quanto valgono i tirocini. Come già detto in precedenza, lo stanziamento complessivo della Regione per questo progetto è di circa 20 milioni di euro, pari a duemila tirocini attivati per sei mesi l’uno. Ogni tirocinante otterrà dalla Regione 500 euro lordi al mese, mentre l’impresa che lo “ospita” ne ottiene 250 al mese.
Un vero e proprio affare per i datori di lavoro insomma, che non solo ottengono manodopera, per loro, a costo zero, ma vengono addirittura pagati per questo. Le stesse aziende possono inoltre accedere a una serie di agevolazioni in caso di assunzione dei propri tirocinanti: assunzioni che però non sono affatto obbligatorie e che, c’è da scommetterci, per la maggior parte dei giovani resteranno solo un miraggio.
Il precedente. L’iniziativa, che ha subito dovuto affrontare non pochi problemi a causa di procedure burocratiche farraginose e alla scarsa preparazione degli uffici preposti al rilascio dei documenti, riporta alla mente un caso simile già denunciato dall’Espresso. Parliamo del progetto “Sardegna Tirocini” , finanziato dall’altra grande Isola italiana. In quel caso avevamo parlato di “tirocini da schiavi” per proposte di lavoro in tutto e per tutto simili a quelle proposte in Sicilia. Con una sola differenza: in Sardegna non era previsto che la regione arrivasse addirittura a pagare il datore di lavoro.