La produzione industriale italiana batte in ritirata. A febbraio l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,9% rispetto a gennaio. Al netto degli effetti di calendario l’indice generale è calato, in termini tendenziali, del 2,7%. Lo ha reso noto l’Istat ricordando che i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 21 di febbraio 2024.
La produzione industriale crolla ancora: a febbraio l’indice è diminuito dello 0,9 rispetto a gennaio
L’indice destagionalizzato aumenta, su base mensile, solo per l’energia (+4%); mentre si osservano flessioni per i beni strumentali (-3,3%), i beni intermedi (-2,0%) e i beni di consumo (-1,9%). Al netto degli effetti di calendario, a febbraio 2025 l’indice generale diminuisce in termini tendenziali del 2,7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 21 di febbraio 2024). Si registra una crescita esclusivamente per l’energia (+7,6%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali (-9,8%), i beni intermedi (-4,6%) e i beni di consumo (-2%).
I soli settori di attività economica che presentano incrementi tendenziali sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+19,4%), l’Industria del legno, della carta e stampa (+3,4%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+1,6%). Nei rimanenti comparti, le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,9%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12%). Nella media del trimestre dicembre-febbraio il livello della produzione diminuisce dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti.
Conte all’attacco
“Oggi siamo al 25esimo mese consecutivo di crollo della produzione industriale: Meloni è responsabile di uno dei tonfi più clamorosi del nostro settore industriale, un bungee jumping nel vuoto e senza fune per l’economia italiana”. Lo scrive su X il leader M5s Giuseppe Conte. “Non hanno saputo nemmeno sfruttare i 209 miliardi che si sono ritrovati sul tavolo, procedendo a passo di lumaca. Hanno distrutto una misura per il rilancio delle imprese come Transizione 4.0 riempendola di burocrazia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: il nostro Piano aveva attivato nei primi tre anni 29 miliardi di investimenti con effetti benefici sui fatturati del sistema industriale e sui posti di lavoro, con le loro modifiche le imprese hanno prenotato crediti d’imposta per soli 700 milioni su 6,2 miliardi di stanziamento”.
“La fotografia impietosa del disastro è nell’ultimo Def: nel 2025 crescita dimezzata rispetto alle previsioni e azzerata per il terzo anno consecutivo. E avremo altri ‘zero virgola’ di crescita anche nel 2026 e nel 2027. Serve un ‘kit di sopravvivenza’ per le nostre imprese che non sanno più come tenere alta la saracinesca, altro che Piano di Riarmo”, conclude il leader M5S.