E siamo a venti. Venti trimestri consecutivi di calo della produzione industriale. Il chiaro segnale di un sistema che è sempre più in crisi e che, tra il crollo del settore automotive e i consumi che non ripartono, non vede proprio la luce in fondo al tunnel. A settembre si stima che l’indice destagionalizzato sia sceso dello 0,4% rispetto ad agosto. Ma molto peggio va su base annua: al netto degli effetti del calendario, la flessione dell’indice raggiunge il 4%.
I dati Istat sottolineano che “in termini tendenziali si accentua la contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario, che perdura da venti mesi”. Nella media del terzo trimestre le cose non vanno meglio, con un calo della produzione dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Non solo, quindi, la ripresa su base annua è lontanissima, ma trimestre dopo trimestre si procede sempre più verso il baratro. Il risultato complessivo di settembre è frutto di un aumento per i beni intermedi (+1,9%) e per i beni strumentali (+1,8%) che non basta a fronteggiare il netto calo per l’energia (-3,8%) e i beni di consumo (-2,5%). La flessione tendenziale riguarda tutti i comparti: dal -5,1% dei beni strumentali al meno accentualo -1,6% per l’energia. Per quanto riguarda i singoli settori, i cali maggiori si rilevano per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-15,4%), per le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,7%) e per la fabbricazione di coke e petroliferi raffinati (-8,1%).
Produzione industriale, l’Italia verso il baratro
Per l’Unione nazionale consumatori e il suo presidente, Massimiliano Dona, gli ultimi dati sulla produzione industriale rappresentano “una disfatta, uno tsunami che si sta abbattendo” sul sistema italiano. La flessione “dura ininterrottamente da febbraio 2023” e ora si registra anche su base mensile: “Un fatto grave considerato che il confronto è su agosto, mese tipico di chiusura delle fabbriche”.
Per il Codacons “si fa sempre più nera la crisi dell’industria italiana”. Il suo presidente, Carlo Rienzi, sottolinea come sia particolarmente “allarmante” l’andamento dei beni di consumo, “con un vero e proprio tonfo per quelli durevoli, in calo verticale del -5,6% nel 2024”. Dati che risentono “dello stallo dei consumi da parte delle famiglie, con la spesa degli italiani che non riparte”. Un disastro che, secondo il deputato M5S Leonardo Donno, non può che essere imputato al governo. Il pentastellato parla di “una piramide di insuccessi accumulati in questi due anni caratterizzati da politiche economiche del tutto fallimentari. Fino a ora hanno collezionato disastri su ogni fronte”, afferma riferendosi al governo.