Un tracollo continuo e che è destinato a proseguire. La fotografia scattata dall’Istat sulla produzione industriale è impietosa. A luglio l’indice arretra dello 0,9% su base mensile, dopo un rimbalzo minimo registrato tra maggio e giugno. Il calo annuale è del 3,3%: si tratta della 18esima flessione consecutiva.
Dal maggio del 2022, quindi poco più di due anni, la produzione industriale si è ridotta del 6,7%, come emerge dalla nota sull’andamento dell’economia italiana diffusa dall’Istat. E le brutte notizie non sono ancora finite: l’Istat, infatti, sottolinea che la fase di discesa dell’indice della produzione industriale “non sembra ancora conclusa”.
Crollo della produzione industriale, poche le eccezioni
Tornando agli ultimi dati, su base annua la produzione industriale non cresce in nessun macro-comparto. L’unica eccezione, con un dato positivo, riguarda l’energia, che cresce anche su base mensile del 2,3%. In calo dello 0,7% i beni intermedi, dell’1,2% i beni strumentali e del 2,3% i beni di consumo.
Anche sui singoli settori l’andamento non cambia e le eccezioni sono pochissime, come quelle di chimica, alimentari ed elettronica. Il dato peggiore, ma non è una sorpresa, è quello delle auto: la flessione è del 35% su base annua, soprattutto a causa della frenata e al ricorso alla cassa integrazione di Stellantis.
Male va anche il settore tessile e abbigliamento, con un calo superiore al 18%. Flessione in doppia cifra anche per i mezzi di trasporto. Per quanto riguarda il 2023, il calo complessivo in sette mesi è del 3,2%.
La rovinosa caduta dell’industria
Questi dati sono definiti un “disastro” da Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che parla di “rovinosa caduta” della produzione industriale e di un “pantano dal quale si può uscire rilanciando i consumi degli italiani, ridotti al minimo per mancanza di soldi”.
Una crisi che non solo prosegue, “ma peggiora”, come sottolinea il Codacons soffermandosi soprattutto sull’andamento dei beni di consumi che a luglio crollano “del 5,2% su base annua”. “Il vero problema – per il Codacons – è che i prezzi al dettaglio non hanno invertito la rotta e non sono diminuiti”.
L’Italia colleziona quindi “un altro record negativo che ricade sulle spalle di imprenditori e lavoratori”, come sottolinea il deputato del Movimento 5 Stelle, Leonardo Donno: “Invece di festeggiare e prendere in giro gli italiani farebbero bene a dire la verità”, dice riferendosi al governo. Preoccupazione viene espressa anche dal Pd con la senatrice Annamaria Furlan che sottolinea come questi dati siano il risultato “dell’assenza di politiche industriali capaci di dare respiro e rilancio alle nostre imprese”.